La capitale dell’editoria non c’è più

Povera capitale dell'editoria. Schiacciata tra Torino e Mantova, tra Fiera del Libro e Festivaletteratura, Milano sta a guardare, immobile e stordita, con i suoi grandi editori di libri, quotidiani e periodici, col massimo gruppo televisivo privato europeo, con i suoi network radiofonici, con le sue agenzie internazionali di pubblicità. Col 70-80 per cento della produzione italiana di editoria e comunicazione che nasce qui. Se c'è, dunque, una città che - disponendo anche della più grande struttura fieristica d'Europa - dovrebbe ospitare un evento espositivo dedicato a questo settore, è proprio Milano. Da più parti si è tentato di promuoverlo: qualcosa di diverso, di più ampio e dai contenuti più industriali di ciò che si fa a Torino o a Mantova. Ma nessuno, editori, imprenditori, organizzatori di fiere o amministratori pubblici, ha la voglia e il coraggio di prendere l'iniziativa. Ciascuno passa la palla all'altro. Gli editori stanno a guardare, gli imprenditori non vogliono investire, il sindaco Moratti non vuole litigare col collega torinese Chiamparino. Anche se, invece, Veltroni con la sua Festa del Cinema non teme di disturbare Venezia e Cacciari, Roma fa concorrenza a Milano col Fiction Festival e con la borsa del turismo, Firenze fa di tutto per prendersi le sfilate di moda. Infine il rischio è che sia ancora Roma a farsi anche la sua fiera dell'editoria. Solo Milano ha paura di disturbare il vicino, dimenticando che oggi la competizione si gioca fra grandi sistemi urbani. L'Expò arriva, si spera, fra 8 anni. Ma una volta per tutte.

E prima? E dopo? Milano ha bisogno di grandi eventi internazionali permanenti che crescano nel tempo. Cosa dà più visibilità di una Fiera dell'editoria e della comunicazione? Torino e Mantova continuino tranquillamente con le loro belle manifestazioni, e Milano rivendichi il suo ruolo di capitale dell'editoria.

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