nostro inviato a New York
L'assemblea di oggi di Capitalia è la prima occasione pubblica per misurare gli effetti del dissidio al vertice del gruppo di fronte a tutti gli azionisti. In realtà l'assise è convocata per approvare il bilancio, integrare il cda dopo le dimissioni di Gabriel Marino con Antonio Scala (un avvicendamento di «marca» Abn Amro) e nominare il collegio sindacale. Ma sullo sfondo dominano due questioni. La prima è quella delle alleanze: anche in base alle mosse di Abn Amro, primo azionista del patto di sindacato di Capitalia con l'8,6%, il presidente Cesare Geronzi potrebbe fare oggi una dichiarazione in merito alle strategie future. In proposito il mercato ha ieri indebolito il titolo Capitalia, in calo dell'1,4% a 7,05 euro. La seconda questione è appunto quella del contrasto tra il presidente Geronzi e l'amministratore delegato Matteo Arpe. Una relazione che viene ormai comunemente descritta come una tregua armata.
All'assemblea è prevista la partecipazione del 46-47% del capitale con diritto di voto, che già sulla carta corrisponde a poco più della somma degli azionisti noti: patto di sindacato (31%), Axa (1,5%), Santander (1,9%), i libici (2,5%), la Fondazione CariRoma (5%). Il resto lo ha depositato qualche fondo italiano ed estero. Nell'ultimo consiglio della scorsa settimana si è deciso, come noto, che le deleghe sulle alleanze siano attribuite a Geronzi, ancorché in collaborazione con Arpe.
Mentre è stata aggiornata la discussione sulla riforma della riorganizzazione interna, che comprende le proposte di nuove competenze per i comitati di controllo, di audit e di nomine. Tutte riforme che potrebbero indebolire, di fatto, il ruolo dell'ad, oltre che modificare non di poco il processo decisionale e operativo del gruppo. E che proprio per questi motivi dovranno ora passare l'esame più approfondito, richiesto anche da Bankitalia, di un organismo composto dal comitato di controllo interno (allargato nel frattempo da tre a cinque membri), dallo stesso ad, e ai responsabili operativi. Tuttavia già oggi è prevista maretta su un altro aspetto della governance: il collegio sindacale. In campo ci sono la lista del patto e quella di minoranza, presentata dalla Fondazione CariRoma presieduta da Emmanuele Emanuele. L'esito atteso è che la Fondazione ottenga un sindaco su tre, ma non la presidenza del collegio, che invece è stata richiesta a gran voce anche per allineare la banca alla riforma introdotta dalla Legge sul Risparmio all'articolo 148 del Testo unico della finanza. Peraltro applicata da molte società anche per la moral suasion esercitata dalla Consob.
Per Capitalia è invece prevista la rielezione alla presidenza, e per un quarto mandato, di Umberto Bertini. Su questo il rappresentante di Emmanuele promette battaglia, sostenendo la violazione del nuovo Tuf. Inoltre Bertini, dopo 9 anni di collegio sindacale, potrebbe non avere più il requisito dell'indipendenza come richiesto dal codice di Autodisciplina.
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