Ieri il Giornale ha dato spazio alle tesi di Matteo Colaninno, presidente dei giovani industriali, che contenevano una forte autocritica. «Per essere credibili non possiamo solo chiedere (...) Dobbiamo combattere al nostro interno levasione fiscale e il sommerso. Solo per questa via avremo titolo per invocare una nuova etica pubblica».
Il presidente dei grandi industriali, Montezemolo, non ha gradito e riprendendo un nostro titolo di qualche mese fa, quando parlò a Capri («È Montezemolo, ma sembra Fassino») ha detto: il Giornale sembra l'Unità. Da un creativo che ha promosso una campagna del gruppo Fiat con i ringraziamenti in tedesco e giapponese a chi non compra italiano francamente ci saremmo aspettati unidea nuova, non una copiazzatura. Ma soprattutto, da un creativo che ogni giorno lamenta la situazione di difficoltà in cui versa limpresa italiana, ci saremmo attesi qualche proposta per uscire dalla crisi. Invece, a parte tirare la giacchetta al governo, il presidente di Confindustria non dice nulla, soprattutto sulla mancanza di investimenti e sui ritardi nellinnovazione di cui soffre la grande industria.
Probabilmente Montezemolo non è abituato alle critiche dei quotidiani (dai tre di cui direttamente o indirettamente è azionista - Stampa, Sole 24 ore e Corriere della Sera - certo non gliene arrivano molte) e quelle del Giornale evidentemente lo turbano. Per tranquillizzarlo e non rovinargli il week end garantiamo che il Giornale non è lUnità, non è in guerra col capitale, ma anzi pensa che gli imprenditori siano i capitani coraggiosi di un Paese che ha voglia di nuove sfide. Ma se i capitani sono solo lamentosi e lunica sfida che sanno intraprendere è quella per ottenere sussidi pubblici, be, allora, ci dispiace per Montezemolo, anche un foglio liberale vicino, anzi vicinissimo, all'impresa manifesta qualche dubbio.
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