Il capitano Paola che mette le ali ai cosmonauti

Paola Verde, medico aerospaziale, è l’unica italiana che addestra astronauti: «Vi spiego come vivere lassù Perché siamo tutti destinati a traslocare nello spazio»

Il capitano Paola Verde ha la testa tra le nuvole ma i piedi ben piantati per terra. Con il maggiore Francesco Torchia e il capitano Angelo Landolfi fa parte di un team molto speciale dell’Aeronautica militare, gli Space Flight Surgeon, sono specialisti in medicina aerospaziale, selezionano cosmonauti per lo spazio, li preparano alle missioni, li scortano al rientro. Trentacinque anni, napoletana, si è specializzata con la Royal Air Force, ha volato sugli F16, si è addestrata con i russi nella Città delle stelle, potrebbe essere, chissà, la prima italiana ad andare nello spazio. Ma lei ha altro per testa: «A Pratica di Mare abbiamo un Centro sperimentale di volo che presto sarà in grado di addestrare astronauti a casa nostra». Vola basso. Ma non perde mai l’orizzonte.
Di cosa ci si ammala nello spazio?
«Nella depressione del sistema immunitario che si crea anche un banale raffreddore può arrivare fin lassù».
Stare a lungo nello spazio che effetti ha sull'organismo?
«La mancanza della forza del peso provoca atrofia muscolare, alterazioni del metabolismo elettrolitico, osteoporosi, ridistribuzione dei liquidi corporei».
E al rientro sulla terra?
«Diminuisce la forza muscolare, cala la capacità di concentrazione, si fa fatica anche a stare in piedi».
Gli effetti negativi sono più sul fisico o sulla psiche?
«Nelle missioni a lungo termine più sulla psiche. Si è costretti a vivere nell’isolamento e nella deprivazione sensoriale. Poi non esiste privacy, gli spazi sono ridotti al minimo».
Lo spazio rende immune da qualcosa?
«Assolutamente no».
Possono esistere virus che vengono dallo spazio?
«Lei sta parlando di fantascienza...».
Il rischio più grosso per un astronauta?
«È la passeggiata spaziale. Quando escono dal veicolo, dipendono in tutto e per tutto dalla loro tuta, perdono moltissimi liquidi. E l’ipertermia può ucciderli all’istante».
Cos'è il mal di spazio?
«È della stessa famiglia del mal di mare, del mal d’auto. Niente di più e niente di meno».
Come si sopravvive in ambiente artificiale?
«Con la capacità di adattamento».
La cosa più difficile da fare in una stazione spaziale è lavarsi o mangiare?
«Dormire. Si sta appesi in verticale, è un sonno strano, tormentato. È facile lassù soffrire d’insonnia».
Ma è vero che nello spazio si cresce di statura?
«Vivere in clima di microgravità per sei mesi allunga la colonna vertebrale. Ma poi si torna alti come prima...».
...e che se si rompe la toilette la missione può essere annullata?
«L’impossibilità di smaltire i rifiuti rende la situazione pericolosissima».
Che differenza c'è tra americani e russi?
«I russi, costruendo negli anni più di 30mila esemplari meccanici della stessa Soyuz, hanno ridotto l’errore al minimo indispensabile. E hanno un addestramento più spartano della Nasa».
Lo spazio per lei è più una passione o una missione?
«Ho sempre avuto passione per la fisiologia degli ambienti estremi».
Quando andrà in orbita?
«Non è di mia competenza. Diciamo che lo sa solo il cielo...».
Qual è il futuro dello spazio: più guerra o più pace?
«Il futuro è nello spazio. I figli dei nostri figli avranno come ambiente di vita lo spazio».


E come vivranno?
«Molti nasceranno in ambiente artificiale. Veda lei..».
Cosa nasconde lo spazio?
«Sono un medico. Ma mi piace credere nei miracoli...».
Ma lei non si sente mai il signor Spock di Star Trek?
«Vuole scherzare? Semmai il dottor McCoy...».

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