Capo ultrà arrestato con coltelli e un ordigno

Una bomba carta, un ordigno artigianale. Ma gli artificieri della polizia che lo hanno preso in carico e poi portato via non hanno esitato a definirlo di «potenziale micidiale», quindi pericolosissimo. È quello ritrovato ieri intorno alle 12.30 da personale della Digos sull’auto di Marco Righetto, 35 anni, uno dei leader degli ultras rossoneri «Commandos Tigre». La sua vettura è stata fermata mentre Righetto la stava facendo entrare dentro lo stadio di San Siro. I sostenitori della Curva Sud, di cui i Commandos sono uno dei gruppi storici, dalla tarda mattinata di ieri erano impegnati ad allestire sugli spalti la coreografia che doveva andare in scena prima della partita e che ha richiesto oltre cinque mesi di lavoro. «Incredibile» hanno chiosato con sarcasmo gli investigatori che hanno fermato Righetto e sulla cui auto, oltre all’ordigno, hanno trovato anche quattro coltelli, una mazza da baseball e una bomboletta di spray urticante: una specie di arsenale.
L’uomo, finora incensurato, adesso dovrà rispondere dell’accusa di detenzione di materiale esplodente e violazione della legge sulle armi. Tuttavia la polizia non esclude che gli possa essergli comminato il Daspo (acronimo di divieto di partecipare alle manifestazioni sportive) il provvedimento che vieta al soggetto ritenuto pericoloso di poter accedere, per un determinato periodo di tempo, negli stadi.
«Non posso pronunciarmi sulla pericolosità dell’ordigno - ha spiegato l’avvocato di Righetti, Giovanni Adami -, ma per quanto riguarda gli altri oggetti può averli dimenticati e non servivano certo per azioni violente».
Per quanto riguarda le altre armi, Adami parla di un coltello da cucina, un coltellino da pesca e una mazza da baseball lunga circa 40 centimetri, non di quelle, quindi, da usare durante il gioco.


Giancarlo Capelli, conosciuto come il Barone, leader storico della Curva, subito dopo l’arresto di Righetti ha invitato alla calma dal momento che «non c’è alcuna intenzione da parte di nessuno di provocare scontri nè di alzare la tensione».

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