La «Caporetto» delle scuole del Lazio: vecchie e insicure

Secondo il dossier di Legambiente un edificio regionale su due necessita di «urgenti interventi di manutenzione»

A volte per farle allagare bastano quattro gocce di pioggia. In altri casi sorgono a meno di sessanta metri da una pompa di benzina. In un caso su dieci c’è il fondato sospetto di amianto nascosto nelle strutture. Le scuole del Lazio sono fra le più a rischio in Italia. Appena il 38,24 per cento dei 1.493 istituti regionali, Roma compresa, possiede infatti il certificato di agibilità statica. Il 58,82 per cento ha il certificato antincendi dei Vigili del fuoco e il 13,24 per cento quello di agibilità igienico-sanitaria delle Asl. A pochi giorni dal suono della campanella questa è la drammatica fotografia della scuola a Roma e nel Lazio. I dati, impietosi, sono quelli di Legambiente e del «Dossier Ecosistema Scuola 2007». Per sicurezza e agibilità, insomma, la scuola italiana è molto indietro rispetto all’Europa, ma nel Lazio la situazione è ancora più drammatica della media nazionale. E riflette in gran parte quella della capitale. Gli edifici che necessitano di interventi di manutenzione urgenti sono il 48,43 per cento. Uno su due. Peggio solo Liguria (57 per cento) e Sardegna (51 per cento). Quanto a certificazione igienico-sanitaria, stando a Legambiente, è buio pesto: il Lazio in Italia è dietro a tutti, a eccezione dell’Abruzzo.
Una mezza Caporetto. Nel 63 per cento delle scuole mancano le porte antipanico, non sono mai state fatte prove di evacuazione: in caso d’incendio due studenti su tre non saprebbero cosa fare. Quanto alle scale di sicurezza meglio stendere un velo pietoso. Nel 36 per cento degli edifici gli impianti elettrici non sono a norma: fili scoperti, plafoniere esposte all’acqua piovana, impianti vecchi e obsoleti. Appena il 23 per cento delle scuole fanno (si presume di tanto in tanto) la raccolta differenziata della carta. Irrisoria (fra lo 0,3 e lo 0,5 per cento) quella di plastica, vetro, alluminio. Diminuiscono le azioni di bonifica dell’amianto - fuorilegge dagli anni ’90 perché cancerogeno - mentre al contrario aumentano i casi sospetti, che oggi toccano il 10 per cento degli edifici.
Ma la scuola nel Lazio è anche vecchia. Il 96 per cento degli edifici sono stati costruiti prima del 1990. L’11 per cento non ha palestre né strutture sportive. Il 15 per cento è privo di giardino. Se si costruisce poco e niente, almeno si cura a sufficienza quello che esiste? Secondo «Ecosistema Scuola», gli edifici regionale hanno goduto di manutenzione straordinaria «negli ultimi 5 anni» sono saliti dal 30 al 47 per cento fra il 2006 e il 2007. In sostanza si spende di più. Ma contemporaneamente da un anno all’altro è salita da 47 al 48 per cento la percentuale di scuole che hanno urgente bisogno di lavori. Dunque, non solo il patrimonio edilizio cade a pezzi, ma ogni anno va un po’ peggio. Di fatto le giunte di centro-sinistra - da sempre al Comune di Roma e da 4 anni alla Provincia - spendono in modo disordinato, quanto basta solo a turare le falle e tirare avanti. «La vera messa in sicurezza e a norma degli edifici - afferma Donatella Poselli, presidente dell’Unione Italiana Genitori, ex consigliere comunale - si rinvia di anno in anno. E alcuni interventi straordinari sono talmente costosi e ripetuti, vedi le elementari Contardo Ferrini e Cecconi a Roma, che con quei soldi si farebbe prima a costruire due nuovi edifici».

Legambiente stila infine anche la classifica dei comuni che investono di più in servizi e pratiche eco-compatibili nella scuola (raccolta differenziata, pasti biologici, illuminazione a basso consumo, scuolabus). Nel 2007 ai primi due posti Asti e Prato. Al sesto Milano. In mezzo Torino, Firenze, Cagliari. E Roma? Solo 77ª. Ovvero, dalle chiacchiere ai fatti il passo è lungo.

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