Francesco Rutelli avverte la Margherita milanese, «Roberto Caputo è uno dei candidati di punta per elezioni comunali». Annuncio che spacca nuovamente il partito già alle prese con la lista unitaria insieme ai Ds dellUlivo: «È quello il nostro obiettivo. Di Caputo non si è ancora discusso nella direzione cittadina» fa sapere Andrea Fanzago, capogruppo in consiglio comunale, che sembra ignorare lindisponibilità diessina alla lista comune pur di non affrontare la questione Caputo. Come dire: «Terremo in debito conto delle indicazioni del presidente Rutelli ma il tema non è allordine del giorno. Sarà, comunque, unoccasione per misurare lapporto elettorale che Caputo è in grado di dare alla Margherita» osserva Fanzago che, malignamente, «lo promuove in comunicazione».
Annotazione, questultima, di chi come già fatto da Nando Dalla Chiesa, segretario cittadino della Margherita, contesta al consigliere provinciale Caputo di essere più impegnato sul fronte mediatico che su quello interno al partito, dove gli è stato affidato di occuparsi di cultura: risultato? «Poco meno di niente, anzi un solo convegno» confidano dalla sede di piazza Duca dAosta. Chiaro a tutti che il riformista Caputo non gode dunque di grande considerazione nella Margherita, anche se resta quellannuncio fatto da Rutelli a suo favore - in un ristorante di via Burlamacchi, dove il presidente Dl si è presentato a una cena di autofinanziamento insieme a Dalla Chiesa e Alberto Mattioli -, «Caputo è candidato di punta per le comunali». Valutazione da discutere però in sede cittadina, dove cè chi come Onofrio Amoruso Battista spera di vedere Dalla Chiesa dimissionario.
Laccusa mossa è di «pronunciare parole inaccettabili su Ferrante»: «È stato Dalla Chiesa a non voler Umberto Veronesi e a imporre lex prefetto. Adesso, fa sapere che pure questa candidatura è un errore» sostiene Amoruso Battista. Sintesi di quel jaccuse sollevato da Dalla Chiesa contro i salotti daffari e i nomi della Milano anni Ottanta che sosterrebbero la corsa dellex inquilino della Prefettura verso Palazzo Marino. «Sollevare il problema non è stato un autogol.
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