Un carabiniere aiutò i killer a nascondere armi a proiettili

Cinque ordinanze di custodia cautelare a soggetti per altro già detenuti ma soprattutto l’interdizione di un carabiniere che «occultava le prove del reato raccogliendo sulla scena del delitto bossoli e cartucce inesplose, riponendole in punti diversi». È quanto ha disposto il gip Guido Salvini nell’ambito delle indagini sull’omicidio al pub «Il Brigante» di Rho, dove il 25 gennaio venne ucciso Artim Avrani, albanese di 38 anni. Quella sera scoppiò un violento diverbio tra italiani e albanesi, seduti a due tavoli diversi. Vecchie ruggini e nuovi screzi, portarono i contendenti a estrarre le armi e sparare, mentre una cinquantina di avventori fuggivano terrorizzati. Nel giro di poche ore i carabinieri fermarono quasi tutti i protagonisti dello scontro: gli albanesi Artur Sulo e Arben Sulo e gli italiani Salvatore Fontana e Domenico Fulciniti, accusati di porto abusivo di armi e favoreggiamento per aver tentato di eludere le indagini. In cella anche il titolare del locale, Cristian Bandiera, ritenuto autore materiale del delitto. A loro ieri è stata notificata in carcere un’ordinanza di custodia cautelare. La novità è invece l’interdizione per l’appuntato dei carabinieri di Rho, Michele B.

Oltre a «occultare le prove del reato» avrebbe agevolato l’uscita dal locale di Fulciniti «che nascondeva sulla propria persona la pistola usata da Bandiera per il delitto, consentendo così a quest’ultimo di liberarsi della prova del reato».

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