Roma

Caracciolo, la Regione non paga le prestazioni

Antonella Aldrighetti

Sono saliti sul tetto fin dalle prime ore della mattinata di ieri, hanno appeso lenzuoli a mo’ di striscioni su tutti i lati dell’edificio. Le scritte riportate sopra consistevano in un dileggio abbastanza eloquente dell’amministrazione Marrazzo, dimentica ormai di pagare le prestazioni sanitarie erogate addirittura ad agosto passato. Così, a turno e per tutta la giornata, la sessantina di operatori sanitari dell’hospice San Francesco Caracciolo di viale Tirreno hanno cercato di esprimere il loro disappunto nei confronti della giunta regionale ulivista che non si preoccupa di riconoscere all’azienda che gestisce la residenza per malati in fase terminale e che presta pure assistenza domiciliare, quanto dovuto in termini finanziari da otto mesi a questa parte.
Un braccio di ferro, quello degli operatori, che non allenta la presa dalla metà di dicembre quando, già sotto la sede della «casa di vetro», provarono a rivendicare la tredicesima. Il primo di una serie di insuccessi. La ricevettero solo perché l’amministratore della Caracciolo utilizzò le proprie risorse finanziarie per pagargliela, come del resto è accaduto anche per lo stipendio dei mesi a venire, fino a quello di marzo scorso. Ma ormai «il barile è stato raschiato» e le eventuali rimanenze servono solo a dare servizi adeguati ai degenti. Ragion per cui è il caso di spiegare che «lo stipendio del mese di aprile è, almeno al momento, in forse - spiega lo stesso Luca De Marchis, amministratore e titolare dell’hospice -. A meno che la Regione non ci accrediti un’altra minuscola porzione di quanto ci deve. Fino a oggi abbiamo dovuto protestare senza sosta per elemosinare qualche soldo: a dicembre passato ancora ci dovevano pagare aprile, ora siamo arrivati ad agosto. I creditori rimangono alle porte e i presidi sanitari che utilizziamo quotidianamente, come ad esempio le sacche di alimentazione per i pazienti, agli sgoccioli».
E la preoccupazione non si arresta pure perché le voci che si intercorrono da qualche settimana sempre più frequenti e astiose parlano di «far saltare» la convenzione alla Caracciolo e quindi alla società che la gestisce allo scopo di trasferirla a qualcun altro. «Non si è risparmiato nessuno pur di farlo arrivare non solo alle mie orecchie ma pure a quelle dei dipendenti - ribatte l’amministratore - mi chiedo a chi potrebbe far gola la Caracciolo e perché la giunta Marrazzo dovrebbe accondiscendere a questo tipo di espediente. Non sarebbe una soluzione perché comunque dovrebbe pagare gli eventuali nuovi acquirenti alla nostra stessa stregua». Nella giornata di ieri, malgrado lo stato di agitazione degli operatori, qualcuno tra loro ha cercato di tendere una mano all’assessore alla Sanità Augusto Battaglia per strappare un «obolo». Macché, il diessino non si è mosso a compassione. Anzi. «Ci ha spiegato che per pagare il pregresso non ci sono soldi perché - spiega la coordinatrice della Caracciolo, Pina Caminiti - nella sanità regionale c’è un buco notevole che non consente di utilizzare le poche risorse a disposizione». In una nota l’assessorato ha spiegato inoltre che «seppure la Regione ha assunto numerose iniziative verso gli istituti bancari atti a individuare forme di accordo finanziario per l’estinzione del debito, ogni proposta di questo tipo è stata respinta dal responsabile della clinica».

Tuttavia la cartolarizzazione dei crediti accennata da Battaglia ha valore esclusivo per somme risalenti a tutto il 2004.

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