Dalla strada era quasi invisibile. Recintata, e nascosta da sterpaglie. Oltre, una discarica abusiva a cielo aperto. E proprio dal cielo le hanno preso le misure. I finanzieri hanno ripreso l’area sorvolandola in elicottero. Carcasse di macchine e moto, cataste di pneumatici, celle frigorifere, materiale edilizio, rifiuti solidi urbani, batterie d’auto e ammassi di eternit. Tutto fotografato. Tutto, senza alcuna autorizzazione. E, soprattutto, a poche centinaia di metri da campi coltivati, condomini e da un centro per anziani.
Il 2 maggio, i militari del comando provinciale della Guardia di finanza hanno sequestrato l’area. Trentaduemila metri quadri di terreno e un capannone compresi tra via Volta e Cascina Pontirolo, nel comune di Assago, di proprietà in misura ridotta di un’immobiliare (la «Pontirolo») e di una cooperativa (la «Teodolite», che da tempo ha avviato le pratiche per la cessione al Comune della propria porzione), e in gran parte dell’Ente pubblico. L’inchiesta, contro ignoti, è coordinata dal pm Paola Pirotta, e ipotizza la violazione del Testo unico sull’ambiente.
E se il degrado è in superficie, le condizioni del sottosuolo sono ancora da stabilire. I tecnici dell’Arpa hanno già iniziato i rilievi, recuperando parte del materiale abbandonato che sarà analizzato per valutarne la tossicità e stabilire eventuali interventi urgenti. Ma non solo. Attraverso uno screening dei campioni, infatti, è possibile tracciare la provenienza dei rifiuti, e risalire a chi li ha abbandonati nei terreni di Arese. Gli investigatori tendono ad escludere - almeno per ora - un coinvolgimento delle organizzazioni criminali, ma sembra difficile limitare il fenomeno allo scarso senso ecologista dei singoli cittadini. Più verosimile, dunque, che alcune aziende della zona abbiano approfittato dell’area per liberarsi di materiali il cui smaltimento ha costi elevati.
Sorpreso il sindaco di Assago, Domenico Raimondo. Perché «c’è stata una sopravvalutazione della questione», e «l’azione delle Fiamme gialle blocca un intervento già programmato». Anche se le indagini della Gdf sembrano dire altro: che quella discarica esisteva da tempo, e solo nelle ultime settimane - in concomitanza con i servizi di pattugliamento del territorio eseguiti dai finanzieri - sarebbe stata rimossa una minima parte del materiale a rischio. Per Raimondo, invece, il Comune «è impegnato da tempo nella rimozione dell’amianto, ma una pulizia iniziata da ottobre viene interrotta proprio dal sequestro disposto dalla magistratura». «Da ottobre - replica l’ex sindaco Graziano Musella, ora capogruppo dell’opposizione in Comune (Pdl) - non è stato fatto nulla, né per quanto riguarda la bonifica, né per la messa in sicurezza dell’area».
E per l’Ente, il sequestro potrebbe non essere l’unica brutta notizia. Perché se l’inchiesta penale non individuerà i responsabili dell’abbandono dei rifiuti, toccherà ai proprietari dell’area farsi carico dei costi di bonifica. E quindi, al comune di Assago.
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