Il cardinal Tettamanzi: "Gli immigrati, un esempio per Milano che invecchia"

L’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, nel giorno della Festa dei Popoli per l’Epifania preferisce insistere su ciò che non fa la comunità italiana per gli immigrati piuttosto che su ciò che ha fatto la comunità islamica in piazza Duomo, costringendo la cattedrale a chiudere i battenti 

«Milano fa tante cose, ma penso che debba farne tante altre ancora». L’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, nel giorno della Festa dei Popoli per l’Epifania preferisce insistere su ciò che non fa la comunità italiana per gli immigrati piuttosto che su ciò che ha fatto la comunità islamica in piazza Duomo, costringendo la cattedrale a chiudere i battenti. Dice Tettamanzi: «L’immigrazione fa tanta paura, ma è una realtà concreta e molto bella e la sua bellezza appare soprattutto in questa Festa dei Popoli, dove ci sono i milanesi e quelli che vengono da lontano, come peraltro i Magi sono venuti da Oriente per incontrare e adorare il Signore».
Il cardinale tace sulla preghiera rivolta alla Mecca improvvisata occupando la piazza della cattedrale e non dice nulla del senso di spaesamento che quelle immagini hanno suscitato tra la comunità cattolica: «Ha parlato il mio vicario l’altro giorno, penso che sia sufficiente». L’arciprete del Duomo, monsignor Luigi Manganini, aveva detto che «c’è stata quantomeno mancanza di sensibilità», ma ha molto minimizzato l’accaduto: «Non sono saliti a pregare sul sagrato e quello non sarebbe stato certo un gesto di dialogo. La manifestazione e la preghiera si sono svolte sulla piazza, che non è di pertinenza della parrocchia, ma è uno spazio comunale».

Sia nell’incontro con i giornalisti che nelle due omelie della giornata, il cardinale si concentra sui punti che uniscono, a partire dal fatto che la gran parte degli immigrati condivide «la stessa fede in Gesù Cristo» e l’appartenenza alla «famiglia umana». Critica l’atteggiamento che vede in molti cittadini e anche in numerosi fedeli: «Pensando a voi, ai migranti, la maggioranza di chi è milanese da più generazioni pensa alle differenze, le giudica forse insormontabili, spesso vi guarda con qualche pregiudizio». Invece l’invito del cardinale ai milanesi è «a uno slancio di generosità di fronte al dolore della vita e alle difficoltà che oggi in particolare la vita incontra, in seguito a questa crisi economica e finanziaria che è pesante per tutti, ma soprattutto per gli immigrati». Un appello che richiama il Fondo lavoro-famiglia lanciato la notte di Natale e che Tettamanzi estende agli immigrati, chiedendo loro di essere solidali l’uno con l’altro: «Se una famiglia, che conoscete ed è vostra amica, si trova in difficoltà, non vi veda indifferenti o chiusi di cuore. Non aspettiamo che siano gli altri, le istituzioni e le diverse forme di volontariato, ad aiutarvi. Anzitutto datevi da fare tra voi, sostenetevi a vicenda». Apprezza la prolificità degli immigrati, anche se invita le tante donne straniere che abortiscono a cercare aiuto quando sentono «la tentazione di liberarsi di una vita ancora non nata». Il cardinale ha in mano dati sull’alto tasso di ricorso agli aborti da parte delle immigrate e ne è rimasto molto colpito: «Chiedo a voi di non lasciarvi contagiare da quella cultura contraria alla vita che si sta diffondendo».

Tettamanzi pensa che sia il cattivo esempio occidentale ad aver attecchito: «Vi ammiro e vi ringrazio per la gioia così esplosiva e comunicativa che dimostrate e per l’amore generoso che portate alla vita e ai suoi valori di semplicità e di essenzialità: la vostra è una testimonianza preziosa per la nostra città che invecchia e cerca di sopravvivere aggrappandosi, spesso egoisticamente e freneticamente, agli pseudovalori di un benessere solo materiale».  

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