La Cardinale: «Mi sento ancora una debuttante»

L’attrice torna in teatro con lo «Zoo di vetro» di Tennessee Williams che debutta il 17 ottobre all’Eliseo

Pier Francesco Borgia

Si usa dire che dietro un grande uomo ci sia sempre una grande donna. Talvolta (o forse sempre?) è vero il contrario. Prendete il caso di Pasquale Squitieri. Un nome che non ha bisogno di presentazioni, ovviamente. Di lui si conosce il valore, il lavoro e il carisma. E anche il rapporto che lo lega da anni a Claudia Cardinale, una delle attrici più amate e celebrate del cinema italiano. Ebbene proprio a Squitieri si deve la trasformazione che la Cardinale ha subito negli ultimi lustri. Da icona del cinema nostrano a raffinata interprete teatrale. Il sostegno e i suggerimenti di Squitieri, complice anche l’esperienza di una «volpe teatrale» come Maurizio Scaparro, hanno portato la Cardinale a debuttare in teatro nel ’99 con la Venexiana.
Da allora i rapporti con la scena si sono fatti costanti e adesso la Cardinale torna a calcare il palcoscenico interpretando l’Amanda dello Zoo di vetro. A dirigerla è Andrea Liberovici, uno dei più promettenti registi della nuova leva.
A suggerire l’incontro tra la Cardinale, Liberovici e il celebre testo di Tennessee Williams è stato ovviamente Pasquale Squitieri. Una sorta di «cupido teatrale» che ha saputo intuire le potenzialità di una simile miscela.
Il debutto è previsto il prossimo 17 ottobre al teatro Eliseo. Ivan Castiglione, Orlando Cinque e Olga Rossi sono gli altri interpreti del dramma di Williams, qui riletto senza il filtro «odioso», a detta del regista, del naturalismo «che tanto male ha fatto al teatro del grande drammaturgo americano».
La chiave scelta da Liberovici per confezionare l’allestimento dello Zoo di vetro è già tutto nelle parole dello stesso drammaturgo che fin nella premessa alla prima edizione della pièce sottolineava il desiderio di vederlo sfrondato di tutti i cascami di naturalismo che già allora (nel 1945) adulteravano gran parte della scena americana ed europea.
Liberovici sfrutta gli strumenti, ormai naturali, dell’immaginario contemporaneo e arricchisce la messa in scena di immagini, proiezioni e soprattutto della «potenzialità espressiva» offerta dai microfoni.
Lo zoo di vetro, ambientato come tutti i lavori di Williams, nel Sud degli Stati Uniti, terra particolarmente refrattaria ai cambiamenti, apre al pubblico un’interno familiare tutt’altro che idilliaco. I Wingfield vivono la penosa condizione di una famiglia decaduta in uno scenario postbellico sconfortante. C’è Amanda, la madre, che per dissimulare la sua fragilità di donna abbandonata si ricicla in aggressiva femme fatale. Ci sono i suoi due figli: Tom (Ivan Castiglione) che vive di sogni rifugiandosi nell’unico piacere intellettuale che il cinema gli concede, e Laura (Olga Rossi), menomata da una zoppìa che la rende ancor più ostile al mondo. La già precaria armonia familiare viene rotta dall’arrivo di Jim (Orlando Cinque), una giovane promessa della provincia americana, finita - chissà perché - a lavorare come commesso in un negozio.
«La paura delle scena - commenta la Cardinale - non mi è ancora passata.

Certo sono lontani i tempi in cui credevo che la mia voce bassa e rauca sarebbe stata un handicap in teatro. In questo senso devo ringraziare Liberovici che mi ha consentito una recitazione intimista e piena di sfumature».
Lo spettacolo rimarrà in scena fino al 5 novembre.

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