Carfagna: "Voglio incentivi per le imprese che danno lavoro alle donne"

Il ministro delle Pari opportunità rilancia il tema dell’occupazione femminile: "In Europa siamo in coda ma servono pure orari flessibili e asili aziendali"

Carfagna: "Voglio incentivi per le imprese che danno lavoro alle donne"

Roma - Ministro Carfagna, ce lo vuole raccontare questo battibecco in Consiglio dei ministri?
«Ma quale battibecco. Ho solo fatto presente che la questione delle badanti va trattata con cautela, visto che hanno una funzione sociale delicatissima che, tra le altre cose, le strutture pubbliche non sono in grado di svolgere».

Qualche suo collega teme che si arrivi a una sanatoria?
«Assolutamente no. La risposta ai problemi dell’immigrazione e della sicurezza deve essere data senza alcun tentennamento e senza segnali contraddittori, proprio come sta facendo il governo. Il punto è un altro».

Che sua nonna o sua madre non restino senza badante. Così hanno scritto alcuni giornali...
«Non scherziamo. Mia nonna è mancata oltre un anno fa, l’altra nonna non l’ho mai conosciuta. Quanto a mia madre è giovane e da brava meridionale porta avanti la casa da sola. Durante il Consiglio dei ministri ho solo posto un problema che riguarda soprattutto le fasce sociali più disagiate, quelle famiglie che si fanno carico di un anziano o di un invalido. In quelle case le badanti svolgono un ruolo fondamentale».

Soluzione?
«Stiamo studiando un meccanismo severissimo attraverso il quale il datore di lavoro farà da garante, assumendosene la piena responsabilità».

Molte badanti, obietta il suo collega La Russa, lavorano presso altre famiglie di immigrati.
«Infatti faranno fede quei rapporti di lavoro già emersi nel decreto flussi del 2007 e che poi, per le ragioni più diverse, non sono stati formalizzati. Si tratta di situazioni irregolari ma comunque già note. Il tema è delicato e ha ragione chi teme che la normativa possa essere aggirata. Per questo saranno previste delle sanzioni molto dure per chi farà false dichiarazioni».

Ieri c’è stata la prima relazione della Marcegaglia come presidente di Confindustria, la prima donna a presiedere l’assemblea degli industriali. Impressioni?
«È stata una relazione di altissimo livello. Inutile dire, poi, che il fatto che sia una donna a guidare Confindustria è un segnale di crescita civile e sociale».

I punti che l’hanno più colpita?
«Da donna del Sud, il passaggio sul Mezzogiorno. Perché il rilancio del meridione non è solo il riscatto del Sud ma di tutta l’Italia».

Da ministro?
«L’analisi del problema dell’occupazione femminile che resta una questione centrale. Ha ragione la Marcegaglia quando dice che siamo uno dei Paesi più indietro di tutta l’Ue. Basti pensare che l’occupazione femminile in Italia è al 47%, con il Sud che si ferma al 31%. Siamo lontanissimi dall’obiettivo di Lisbona del 60% ma anche dalla media europea. Inoltre, se fossimo in linea con l’Ue avremo un incremento del Pil del 7%».

Intende dire che non è solo una questione di pari opportunità?
«Garantire alla donna la possibilità di avere un suo stipendio è importantissimo. Ma serve anche ad aumentare il reddito delle famiglie e, dunque, a contribuire alla ripresa dei consumi e a produrre occupazione».

Ci sono già allo studio delle misure?
«Sono qui da pochi giorni, ma con i tecnici del ministero stiamo studiando la legislazione francese che è all’avanguardia. Quello che in Italia congiura contro la donna in quanto lavoratrice è la difficoltà di conciliare le esigenze del lavoro con quelle della famiglia».

E dunque?
«Intanto servono incentivi per le imprese che assumono donne. Ma c’è bisogno anche di tempi diversi, nel senso che la donna deve poter conciliare il suo impiego con le esigenze di madre e di moglie. Eppoi dobbiamo concentrarci sugli asili nido, non solo quelli comunali ma anche quelli aziendali».

Le critiche sul Gay pride?
«Uso le parole di Follini: farlo è un diritto degli omosessuali, patrocinarlo non è un dovere del governo. Mi pare una polemica inutile, soprattutto con tante questioni importanti da affrontare».

Che effetto le ha fatto tornare nella sua terra nelle vesti di ministro?
«Per Napoli è stata una giornata importante perché si è dato un segnale forte. E per quanto mi riguarda mi sono sentita ancora più orgogliosa di essere campana. Devo dire, poi, che è stato un Consiglio dei ministri che ha segnato il passo. Invece di essere il luogo della ritualità e delle mediazioni è stato quello delle decisioni».

È d’accordo con gli appelli alla morigeratezza che Berlusconi sta rivolgendo ai suoi ministri?
«Assolutamente sì. Anche se bisogna fare attenzione a non cadere nel populismo perché cavalcare il malcontento è molto facile».

Con chi ce l’ha?
«Penso a Di Pietro. O a Grillo. E lo invito a scendere in politica a confrontarsi invece di aizzare irresponsabilmente le piazze».

Un bilancio dei primi giorni da ministro?
«Spero di essere all’altezza.

Alterno momenti di gioia a momenti di preoccupazione».

Si è stancata di essere definita dalla stampa straniera il ministro «più bello del mondo»?
«Ormai non ci faccio più caso. Anche perché di lavoro da fare ce n’è molto».

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