Cargo aereo in ripresa: ecco il vero termometro dell’economia

CONSUNTIVO Il 2009 chiuso con perdite complessive per 9,4 miliardi di dollari, e non 11 com’era stato stimato

Se è vero - ed è vero - che il trasporto aereo è uno dei più attendibili termometri dello stato di salute dell’economia, si può dire che il mondo si sta sfebbrando dalla crisi. I dati diffusi ieri dalla Iata, l’associazione che riunisce i principali 230 vettori di tutto il mondo, sono positivi e molto promettenti. Il fatto poi che all’organismo aderiscano le compagnie tradizionali e non le low cost, fa risultare i numeri ancora più indicativi. In sintesi: il consuntivo delle perdite del 2009 scende dagli 11 miliardi stimati in dicembre, a 9,4 miliardi. La previsione relativa al 2010 dimezza il «buco»: non sarà di 5,6 miliardi, ma di 2,8 (la Iata esprime tutti i valori in dollari).
Ma c’è un dato, affogato tra le righe del comunicato diffuso da Ginevra, che vale forse più di tutti: è quello relativo alla crescita del trasporto merci. Nel 2010 il cargo crescerà del 12%, rispetto alle precedenti attese del 7%; un recupero quasi simmetrico alla perdita dello scorso anno, che era stata dell’11%. Perché questo dato relativo alle merci è importante? Lo ha sempre spiegato chiaramente Giovanni Bisignani, direttore generale della Iata: in aereo viaggiano i prodotti a maggior valore aggiunto, l’elettronica, la tecnologia, la moda, le Ferrari. Tutto il resto prende le vie del mare (o di terra). Veder crescere dunque il cargo aereo significa aver conferma di una ripresa degli scambi internazionali in quei settori di business che creano i volani economici di maggior rilievo. Se, da solo, il dato non basta a dire che la crisi è alle spalle, aiuta sicuramente a percepire un riavvio dei commerci pregiati.
Anche per i passeggeri ci si aspetta una ripresa, ma più contenuta. Lo scorso anno il loro numero si è contratto del 2,9%; in dicembre la Iata si era spinta a prevedere una crescita, quest’anno, del 4,5%. Oggi questa stima è stata corretta al rialzo, e portata al 5,6%. Un ottimista potrebbe azzardare: se dopo due mesi l’abbrivio è questo, chissà quali altri sorprese ci riserverà quest’anno!
L’andamento appare però fortemente differenziato secondo le aree mondiali: meglio Asia-Pacifico e America Latina, peggio Europa, Nord America, Medio Oriente e Africa. Che cosa sta accadendo? I Paesi più dinamici e più reattivi - pensiamo alla Cina e al Brasile, innanzitutto - spingono intere aree; mentre Europa e Stati Uniti, che hanno tempi di reazione diversi rappresentando economie più mature, soffriranno ancora.
In dettaglio, I vettori asiatici passeranno da una perdita di 2,7 miliardi del 2009, a profitti per 900 milioni nel 2010. A conferma dei concetti espressi poco sopra, il cargo di lungo raggio in partenza dall’Asia sta facendo registrare addirittura una carenza di capacità (durante ogni crisi i vettori riducono l’offerta per riempire gli aerei). Discorso analogo per i Paesi del Centro e Sud America, area che quest’anno ripeterà i profitti di 800 milioni registrati anche lo scorso anno grazie a condizioni economiche più flessibili che hanno permesso di attutire le conseguenze della crisi.


Il vecchio Continente, il nostro, è il peggiore dell’intero scacchiere mondiale: perderà 2,2 miliardi, un dato che riflette la ripresa più lenta e il calo della fiducia dei consumatori. Quanto al Nord America, rosso di 1,8 miliardi nonostante una ripresa dei passeggeri del 6,2%. Perché i margini medi restano ancora negativi.

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