Cari onorevoli tagliatevi gli stipendi

A prima vista, per la prima volta, temo di trovarmi d’accordo con una affermazione uscita dalla bocca di un leader di un partito di sinistra, di estrema sinistra. Siamo tutti concordi nell’affermare che gli stipendi dei politici di professione siano esageratamente elevati. A tal proposito Bertinotti ha proposto che gli stipendi dei parlamentari non superino se non sbaglio 10 volte lo stipendio di un funzionario pubblico. Santa aritmetica aiutami tu. Non è per nulla infrequente trovare un funzionario pubblico il cui stipendio sia attorno a 2.000 euro.
Lo stipendio di un parlamentare con questa nuova regola non dovrebbe pertanto superare i ventimila euro al mese. Sono ancora ben quaranta milioni al mese, una somma di cui vergognarsi ancora a sufficienza e il fatto che buona parte di questa cifra venga lasciata al proprio partito non deve essere considerata una attenuante. Mi stupisco che uno come Bertinotti, così abituato a occuparsi di salari della classe operaia, non si sia preoccupato di fare due conti e scoprire che queste nuove cifre sono ancora un pugno in un occhio per tutti quei lavoratori che non arrivano a fine mese. Ma perché parlare esclusivamente di stipendi? Non di solo stipendio i parlamentari campano. Una ipotetica riduzione, se mai ci sarà, sarà compensata da un aumento in altri capitoli: gettoni di presenza, contributi portaborse, rimborsi vari e chissà quanti altri benefit che si andranno a sommare. Anni fa ci fu il referendum per l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Sparito quello, si sono inventati i rimborsi elettorali.

Quando si tratta di beccar soldi non ci sono limiti alla fantasia, specialmente se i soldi non sono i propri.

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