La carica dei professori-bulli che picchiano i propri studenti

Un professore che picchia uno studente è - nella migliore delle ipotesi - un fallito. Un fallito come educatore, e un fallito come uomo. Ma il docente che si trasforma in bullo è vittima di se stesso, della sua voglia di fare a tutti i costi l’«amico» dei propri allievi. Questo è però il modo più sbagliato per farsi accettare dai ragazzi: un errore che commettono in tanti per sopperire a un deficit di credibilità, a una mancanza di autorevolezza o, magari, solo per sentirsi più in sintonia con i giovani. Così, invece, si ottiene un effetto boomerang. Inevitabilmente accade infatti che qualche ragazzo ne approfitti, andando oltre i limiti. E allora il prof che ha concesso un surplus di confidenza - che ha abbassato troppo la guardia - finisce con l’alzare le mani. Fin qui i prof bulli. Poi ci sono i veri e propri criminali, come nel caso delle due maestre dell’asilo di Pistoia che colpivano addirittura bimbi di pochi anni; incastrate lo scorso dicembre dalle telecamere messe dalla polizia, ora sono in galera: l’unico posto giusto per loro.
Niente arresto, ma sospensione immediata invece per un maestro col vizietto di sbattere la testa contro il muro agli scolari duri di comprendonio. Una condotta gravissima di cui dava conto ieri, in prima pagina, Il Gazzettino. La storia svilisce la scuola e tutto ciò che di nobile dovrebbe avere questa istituzione. Teatro dell’episodio: un’elementare di Treviso; protagonista: un maestro accusato di «atteggiamenti aggressivi» nei confronti degli alunni.
A ricostruire il quadro della vicenda - secondo quanto riportato dalla stampa - finora sono stati i racconti di madri e padri, dapprima preoccupati e infine esasperati da quello che i loro figli continuavano a raccontare di ritorno da scuola: «Intendo precisare che mio figlio non è stato direttamente protagonista degli ultimi due fatti più gravi accaduti in classe a distanza di poco tempo - spiega una mamma di un alunno -. Quello più preoccupante è accaduto solo una settimana fa. Un bambino sarebbe stato sollevato e sbattuto con la testa contro il muro. È stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma in un’altra occasione lo stesso bambino sarebbe stato strattonato e buttato con forza fuori della porta della classe, in lacrime. Un'altra volta invece il maestro ha spezzato un righello davanti agli occhi dei bambini, in un momento di rabbia».
Tre anni fa il sito scuolazoo aveva messo in rete una video-antologia con i filmini di professori che facevano concorrenza ai bulli più incalliti. Calci e pugni a tutto spiano. Una gragnuola di colpi che si abbatteva sui ragazzi dopo che il prof di turno aveva perso letteralmente le staffe. Il tutto immortalato attimo per attimo con il videotelefonino. Paolo e Francesco, gli studenti fondatori del sito, avevano raccolto prove schiaccianti e lanciato la campagna «Boccia il prof»: «Se vogliamo migliorare la scuola italiana i primi a dare l’esempio devono essere gli insegnanti». Nel caso dei professori «picchiatori» l’esempio è invece pessimo. Per fortuna gli episodi documentati erano pochissimi e non certo rappresentativi di una classe docente che invece - nella stragrande maggioranza dei casi - lavora con grande spirito di abnegazione e con stipendi tra i più bassi d’Europa. Proprio per questa ragione i video fanno ancora più impressione: è assurdo infatti immaginare un professore che insegue uno studente colpendolo con mosse di karate. Eppure è proprio quello che si vede. Comportamenti gravissimi al cui confronto le immagini in cui altri docenti sono sorpresi in classe a dormire, ballare, fumare, cucinare e giocare a pallone appaiono come dei peccati veniali. Un repertorio sconcertante.
In base all'indagine svolta da Vittorio Lodolo D'Oria, medico specializzato in analisi sulla psicologia dei lavoratori, quasi metà degli insegnanti dell’indagine è risultata affetta da patologie psichiatriche, il doppio di quel che accade a impiegati, operai o infermieri. Questo sia che si tratti di insegnanti donna sia uomini o che si lavori con bambini di 5 anni o ragazzi di 15. I docenti violenti immortalati in rete sono tutti uomini, ma tra le professoresse non mancano quelle che danno pessima prova di sé preparandosi pane e mortadella usando la cattedra come se fosse il tavolo della propria cucina. A volte a scatenare il furore degli insegnanti è anche il continuo squillo di cellulari che interrompe la lezione. Allora si vedono docenti che afferrano il telefonino dello studente riducendolo in mille pezzi (il telefonino, non lo studente... ). Una crociata anti-cellulare più che giustificata, se non fosse che in altri video registrati in aula dai ragazzi si vedono proprio i professori chiamare con il cellulare e inviare sms. Sempre meglio di quel commissario interno che, durante gli esami di Stato, si è appisolato con la bocca aperta davanti a una maturanda che stava sostenendo gli orali.
Professori sempre carnefici, dunque? Assolutamente no. Il più delle volte sono infatti loro a essere vittime. Prendete, ad esempio, il docente di italiano di un istituto agrario del padovano al quale i suoi alunni sono arrivati addirittura a «impacchettare» la testa in un foglio di giornale: uno dei video della vergogna più cliccati sul web. La scena choc si conclude con il professore che si limita a dire: «Allora, la smettete?».

Dello stesso tenore anche la reazione di un suo collega al quale uno studente ha quasi ribaltato addosso la cattedra; idem per il docente a cui un allievo punta una pistola (giocattolo, si spera) alla tempia e del professore di educazione fisica al quale un alunno abbassa il pantalone della tuta. Scene immortalate dai telefonini e da qui inserite in rete alla stregua di «trofei».
Povera scuola.

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