Politica

Cariche e bastonate: Montecitorio assaltato da studenti e no global

L’opposizione alimenta la protesta di piazza. Il vicepremier Fini: «Avessimo organizzato noi un simile sit-in avrebbero parlato di squadrismo». Calderoli: «Prodi condivide?»

da Roma

«Con una manifestazione organizzata da giovani di centrodestra si parlerebbe di grave intimidazione, atto contro la sovranità del Parlamento o squadrismo. Sono curioso di vedere i titoli dei giornali, domani». Davanti a Montecitorio non si è ancora spenta l’eco degli slogan contro il governo scanditi dagli studenti quando il ministro degli Esteri Gianfranco Fini sbotta. L’assalto del corteo «anti-Moratti» alla Camera non gli è piaciuto. Tra piazza Colonna e piazza Montecitorio «sono accaduti episodi non proprio gradevoli», rimarca il leader di An, ricordando come oltre agli studenti «c’erano militanti dell’ultrasinistra». Gli fa eco Roberto Calderoli che racconta uno spiacevole incontro ravvicinato con i manifestanti: «Insultare o prendere a sputi, a pugni e a bastonate la macchina su cui viaggiavo - spiega il ministro delle Riforme - è un’aggressione da fascisti. Visto che questi soggetti hanno un’evidente collocazione politica, vorrei sapere da Prodi se condivide o condanna questi metodi».
Dall’altra parte la Sinistra giovanile parla di corteo «gioioso e pacifico» e condanna invece la «provocazione» messa in atto dai deputati di An durante il sit in dei manifestanti di fronte all’ingresso del Parlamento. In realtà l’unica vera provocazione è quella «digitale» di Daniela Santanchè, immortalata da un fotografo mentre mostra il medio agli «assedianti». Ignazio La Russa è indignato dall’accusa di aver «surriscaldato gli animi» per il solo fatto di essersi affacciato davanti al Parlamento, dove peraltro, al fianco degli studenti, erano scesi anche i parlamentari dell’Unione. «Chiunque in Italia - spiega il capogruppo di An alla Camera - deve poter manifestare tutte le idee che vuole, comprese le sciocchezze sentite oggi. Ma non va bene bloccare il Parlamento, spintonare deputati o anziani, sputare sull’auto di un ministro. La cosa più grave è la pretesa della sinistra che con la forza della violenza non solo verbale voleva sospendere i lavori in aula perché faceva piacere ai dimostranti».
Così tra reazioni politiche e fumogeni, slogan e provocazioni incrociate, sfottò e schermaglie, la giornata di protesta contro il ddl Moratti si è conclusa con l’approvazione del provvedimento. Non sono mancati momenti di tensione nel corteo che ha sfilato dalla mattina, si è trasformato in sit in per poi sciogliersi quando ormai era sceso il buio su Roma. E un presidio di 70 ragazzi, rimasto nei pressi della Camera fino a sera, ha fischiato e insultato i deputati che a fine giornata hanno lasciato Montecitorio, dopo che il grosso dei manifestanti, molti dei quali a volto coperto, nel pomeriggio l’aveva cinto d’assedio, deviando dal percorso previsto e bloccando l’accesso alla Camera. In una giornata che è finita senza un bilancio da bollettino di guerra, ci sono comunque stati un paio di contatti tra dimostranti e forze dell’ordine. Il primo all’una, quando in largo Argentina il corteo ha puntato su Montecitorio restando imbottigliato in via del teatro Valle. Qui, mentre parlamentari dell’Unione, dirigenti della questura e rappresentanti di studenti e Cobas cercavano una mediazione, sono volati molti insulti e un bel po’ di pietre contro gli agenti in assetto antisommossa, che hanno replicato con cariche di alleggerimento. Ad avere la peggio una giornalista, colpita da una manganellata mentre scattava foto. Il secondo scontro è avvenuto in piazza Colonna alle 18. In una carica della polizia per fermare due manifestanti che avevano sputato contro gli agenti sono rimasti feriti in tre: un fotografo free lance, un cameraman di Telenorba e una ragazza di 18 anni. E pochi minuti dopo gli studenti hanno gettato dell’acqua sulla giornalista di SkyTg24, coprendole la telecamera con un cappello e interrompendo la diretta.

Perché lo spiega Stefano, un giovane manifestante: «Non le abbiamo fatto male, ma aveva dato una versione faziosa e falsa della carica appena avvenuta».

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