Non di Alessandro Tiarini, come è rubricata nell'ultimo inventario di Casa Martelli a Firenze, è la smagliante Madonna con il bambino e san Giovannino (olio su rame, cm.25x20, inv.185). L'attribuzione, accolta da Monica Bietti e Maurizio Zecchini nella recente guida del Museo di Casa Martelli, fu probabilmente suggerita da Mina Gregori, chiamata nel 1986 per studiare i dipinti della raccolta. E non c'è dubbio che l'indicazione derivi dal riscontro nel dipinto di una evidente ascendenza di Ludovico Carracci, determinante nella formazione del Tiarini, ma essa va precisamente orientata verso un artista di tavolozza più luminosa e squillante: il ferrarese Carlo Bononi.
Tiarini ha colori plumbei, terrosi, impastati, di uno splendore offuscato per attrazione della tenebra. Bononi riaccende la trama di Ludovico con una reminiscenza dei tersi colori di Paolo Veronese. I modelli di Ludovico cui Bononi guarda sono la Madonna del Rosario della Pinacoteca di Bologna e l'Allegoria della carità dei Musei Capitolini. Il dipinto di Casa Martelli è, d'altra parte, una versione purificata nei più nitidi colori di una composizione nota in un esemplare riferito convenientemente a «circle of Carlo Bononi» nella ricca raccolta di Burghley House, in Inghilterra. L'idea carraccesca è animata da una sensibilità più teatrale propria del pittore ferrarese. Ma la versione inglese non ha la smaltata purezza cromatica del rame Martelli, quintessenza dello spirito del pittore. Ed è probabilmente successiva, come sembra suggerire la presenza di San Giuseppe, nell'angolo a destra, in un incerto controluce: inserimento favorito dalle più ampie dimensioni del dipinto.
La datazione che conviene al dipinto cade nella fase più esplicitamente ludovichiana tra il 1604, al tempo della Madonna con il bambino della Banca Popolare dell'Emilia Romagna di Modena, e l'Annunciazione della chiesa parrocchiale di Gualtieri, del 1611, di identica tavolozza, e segmentato movimento dei panneggi. In ogni caso si conferma che nel primo decennio del Seicento il Bononi si misura alla pari con i grandi pittori bolognesi e apre la strada alle invenzioni teatrali del primo Guercino. All'inizio del secondo decennio del Seicento, Bononi è reduce da un viaggio a Roma e inizia una intensa attività in Emilia. Nell'ottobre del 1611 invia un'Annunciazione a Modena, da identificare forse con quella ora nella parrocchiale di Gualtieri, e lungo il corso del decennio produce importanti pale d'altare e dipinti religiosi accomunati dalla composizione in diagonale delle figure. La felice scelta cromatica rivela una diretta esperienza del colorismo veneto.
Tra queste il Cristo morto sostenuto dagli angeli con i santi Sebastiano e Bernardino del Museo del Louvre a Parigi, la Vergine di Loreto con i santi Giovanni Evangelista, Giacomo Maggiore e Bartolomeo del Musée des Augustins di Tolosa, il Miracolo di san Gualberto della Pinacoteca di Mantova (già nel convento di S. Orsola). In quegli anni si intensificano i rapporti con Bologna, dove dipinge per la chiesa di San Salvatore un San Gerolamo, un San Sebastiano e la grande pala con l'Ascensione di Cristo, che nell'ampio respiro e nelle forme degli apostoli si ispira all'Assunta che Guido Reni aveva dipinto fra il 1616 ed il 1617 a Bologna, per la Chiesa del Gesù a Genova. Prima della fine del decennio va posta anche l'impresa più notevole del Bononi a Ferrara: la decorazione del catino absidale e della navata centrale della basilica di Santa Maria in Vado. Iniziata probabilmente nel 1617, e già compiuta nel '20-21, quest'opera occupa un posto centrale non soltanto nel percorso dell'artista, ma anche nello sviluppo della pittura emiliana del Seicento, poiché segna l'apertura verso forme protobarocche. Nel 1622 Bononi ha la commissione anche per i quattro quadri del coro (Nozze di Cana, Sposalizio della Vergine, Riposo in Egitto, Gesù fra i dottori), compiuti in oltre dieci anni.
L'impostazione di grandiosa propaganda degli affreschi di Santa Maria in Vado ritorna nella decorazione della cappella dell'Arte della Seta nella Madonna della Ghiara in Reggio Emilia, per la quale il Bononi fu chiamato a sostituire Guercino, nel 1621.
La portò a compimento l'anno successivo, dipingendo i Quattro Dottori della Chiesa, le Otto beatitudini, la Potestà spirituale: opere in cui manifesta affinità con Alessandro Tiarini, attivo nella stessa chiesa. Resta difficile stabilire il rapporto fra i due artisti, passati entrambi attraverso la fondamentale esperienza di Ludovico Carracci, come dimostra anche la vicenda attributiva della Sacra Famiglia di Casa Martelli.
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