Cronache

Il «Carlo Felice» affonda nell’indifferenza

Il «Carlo Felice» affonda nell’indifferenza

(...) del «Mai più senza una Prima» che il Sindaco Marta Vincenzi a piena voce aveva fatto risuonare in platea.
Lì eravamo nel novembre del 2007, al «Cappello di Paglia di Firenze» di Nino Rota, primo degli infiniti scioperi della scorsa stagione, ora siamo alla cancellazione di «Rigoletto» e di «Vedova Allegra»: chiamiamolo il colpo di grazia o la goccia che fa traboccare il vaso, il senso è lo stesso, il muro tra pubblico e palcoscenico diventa sempre più alto e invalicabile.
Poco convince la Direzione del teatro, che tiene a precisare che «non si è proceduto a nessun taglio sulla programmazione annunciata, ma semplicemente ad uno spostamento nella seconda parte dell'anno»; ma il taglio di fatto c'è eccome, perché le due opere slittate in autunno prenderanno il posto di altre due, di cui naturalmente mai conosceremo il titolo.
Se vogliamo rigirare la frittata, diciamo che il taglio magari a questa stagione non c'è, ma ci sarà comunque alla prossima, il che non cambia poi tanto. A meno che il vento non giri e che il Teatro Carlo Felice non si trovi all' improvviso a navigare in buone acque, con una situazione finanziaria incoraggiante, capace di aggiungere quelle due opere al futuro cartellone lirico.
Anche qui però concediamoci il beneficio del dubbio.
Altra perplessità: perché tagliare (o spostare) Rigoletto? Perché l'operetta di Lehar ? E non invece l' «Ariadne auf Naxos», che è scelta coraggiosa e lodevole da un punto di vista culturale, ma che nella pratica risulta invece controproducente per il teatro stesso?
Tanto più che i costi di allestimento devono essere altissimi. Non ce ne voglia Strauss, ma «La donna è mobile» e il «Vilia, o Vilia» senza dubbio avrebbero avuto teatro esaurito, e in periodo di crisi un buon incasso non può che far piacere.
Insomma, il vecchio adagio «Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca» in fondo è sempre valido: o l'opera di nicchia - meraviglioso capolavoro dell'arte musicale novecentesca - con in sala giusto i critici e poche centinaia di appassionati, più magari qualche «ignavo», o l'opera di repertorio, sì trita e ritrita, ma con il successo assicurato, ovazioni a Leo Nucci, applausi calorosi a Daniel Oren, con pubblico (e Carlo) felice.
In una situazione così delicata è forse meglio adeguarsi alla contingenza, e scegliere la seconda possibilità; alle opere raffinate ci si penserà in tempi meno bui.
Nel frattempo si aspettano le novità ai vertici: il Commissario Straordinario Giuseppe Ferrazza era in sala, martedì sera, e pare che a Genova bazzicherà ancora per un po', vista la probabile proroga del mandato. Sperando che qualcosa cambi realmente, visto che in quattro mesi non abbiamo notato alcun miglioramento e che a poco - ci sembra - ha portato l'allontanamento forzato del Sovrintendente Gennaro Di Benedetto.
E a meno che il Sindaco non decida di nominare qualcun altro per il commissariamento.

Ma questo capitolo purtroppo ancora non si può leggere.

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