Carloforte, Genova in Sardegna: un piatto d’identità

Carloforte, Genova in Sardegna: un piatto d’identità

(...) monumento della natura, esattamente come i faraglioni a Capri, sulla sterminata Caletta, sul paesaggio lunare della Punta e sul Giunco, con un mare caraibico, dove però l’acqua pare non alzarsi mai (l’ideale per i bambini), che fa da contrappunto a una spiaggia quasi lacustre. Oppure, potremmo raccontare delle splendide case del centro, delle ville in campagna o delle case con le facciate liberty sul lungomare o, ancora, delle travi in ginepro dei palazzi del quartiere Castello.
Ma non vogliamo fare una guida turistica su quanto è bella Carloforte. Lo è, è meravigliosa, ma non è questa la sede. Il punto è un altro. Il punto è il recupero della bellezza di sentirsi parte di qualcosa, il recupero della propria identità. Che passa anche per piccolissime cose: nei bar e nei tabaccai di Carloforte, ad esempio, è possibile trovare le caramelle Liquirone, quelle alla liquirizia e caramello lunghe e con la carta accartocciata sui bordi, che hanno accompagnato la nostra gioventù. Oppure le Pip alla menta o alla liquirizia, «le caramelle del fumatore», qualche secondo di piacere da sciogliere in gola per cinque centesimi. Quasi una risposta ai gusti standardizzati di oggi.
Persino la politica qui è diversa. Non per gli esiti: anche a Carloforte, qualche settimana fa, i finanzieri sono andati in Comune a sequestrare degli atti e a indagare su presunte irregolarità nella gestione della nettezza urbana. È diversa per le sigle, rivoluzionate rispetto allo scenario nazionale, almeno alle amministrative di giugno per la Provincia di Carbonia-Iglesias: il Pdl prende percentuali da prefisso telefonico, il Pd non va molto meglio e insieme non fanno il 15 per cento dei voti. In compenso, i socialisti dello Sdi volano oltre il 30 per cento ed eleggono il consigliere proprio in questo collegio. Insomma, un quadro assolutamente locale e assolutamente curioso. Comunque, a suo modo, identitario.
C’è un ultimo legame con Genova, in mezzo a splendidi profumi di focacce e farinate e a dolcissime parlate in dialetto che ormai da noi sono un ricordo dei nonni. Ed è quello che mi è piaciuto meno di tutti: in una bacheca di un locale in via Venti Settembre, hanno messo in piedi una specie di altarino fotografico che beatifica Carlo Giuliani e il giorno dell’anniversario della sua morte un gruppo di simpatizzanti (che si firmano, va detto) hanno affisso agli annunci funebri un ricordo di Carlo che va oltre la pietas dovuta a un morto, a qualsiasi morto a poco più di vent’anni, e che lo disegna come una vittima.


Ecco, io a Genova come a Carloforte, non penso che chi va in giro con un estintore per strada e lo lancia verso una camionetta dei carabinieri, sia una vittima. Se non di se stesso e, magari, di cattivi maestri.
Eppure, a Genova come a Carloforte, c’è chi pensa che lo sia. Fra tante cose che mi hanno fatto sentire a casa, questa me la sarei volentieri evitata.

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