
Shining, scena iniziale: l'auto di Jack Torrance, con a bordo la moglie Wendy e il figlioletto Danny, marcia lenta e solitaria lungo la strada che conduce all'Overlook Hotel. Una scena del tutto innocua che, se muta, lascerebbe spazio a una molteplicità di interpretazioni e ambientazioni. Ma che non si tratti di uno spensierato scenario agreste c'è un elemento determinante: la musica. Ad accompagnare quel viaggio di quel Maggiolino Volkswagen giallo un terrificante incedere di suoni cavernosi sulla melodia del Dies irae, l'antica sequenza gregoriana della messa funebre, intervallata a stridenti agglomerati sonori. Una musica così scarna eppure così evocativa da creare, da sola, il brivido. Un accompagnamento sonoro perfetto. Stanley Kubrick aveva deciso di affidare quel particolare momento della sua pellicola a un'artista che gli era già nota da quando, nel 1972, aveva curato la colonna sonora di Arancia meccanica: Wendy (a quell'epoca ancora Walter) Carlos, una figura centrale all'interno della storia della musica classica ed elettronica.
Dopo gli studi al Columbia-Princeton Electronic Music Center sotto la guida di Milton Babbit e la laurea in composizione, nel 1964 Carlos conobbe Robert Moog, l'inventore, appunto, del Moog ovvero il sintetizzatore analogico a tastiera. Carlos, nel 1966, ne acquistò uno divenendo interprete di riferimento di quel nuovo strumento concependone le potenzialità. E per farlo ebbe una geniale intuizione: reinterpretare la musica classica con quelle nuove sonorità così artificiali e metalliche ma dal suono netto e preciso. Prese, dunque, le pagine di Bach e iniziò a lavorarci in studio tra magnetofoni, generatori, nastri, cavi: quello che ne uscì fu un album capolavoro, Switched-on Bach (1968), contenente diverse opere del Kantor come la Sinfonia dalla Cantata 29, l'Aria sulla quarta corda, l'Invenzione a due voci in Fa maggiore, il preludio al corale Wachet Auf ruft uns die Stimme, il terzo Concerto brandeburghese. Fu un successo esorbitante: conquistò personaggi come Arnold Schoenberg, Leonard Bernstein, Glenn Gould e vinse tre Grammy Awards per la migliore produzione di musica classica, la migliore performance di musica classica strumentale e l'album dell'anno per la musica classica. Tutti riconoscimenti legati alla musica classica. La rivoluzione operata da Walter/Wendy Carlos fu proprio questa: utilizzare il passato per far sentire il futuro.
Il fatto che Wendy Carlos sia ancora in vita - ha 85 anni - forse ha impedito l'uscita, finora, di una monografia a lei dedicata e, soprattutto, incentrata sul pionierismo della sua musica. È dunque da salutare con interesse un libro appena edito, Wendy Carlos. Da pioniera a madrina della musica elettronica (Arcana, pagg. 160, euro 16,50) di Anna Giulia Di Panfilo. È uno studio a tutto tondo di un'artista geniale e che ha segnato la musica del Novecento. Un affresco che, naturalmente, affronta anche il delicato tema della transizione di genere: quando uscì Switched-on Bach, Carlos era ancora Walter e l'inaspettato successo lo espose forse più di quanto avrebbe desiderato. Proprio nel 1968, infatti, Carlos aveva iniziato la transizione, ma per esigenze promozionali, ricorda il libro, decise di mantenere ancora vivo Walter.
Nel frattempo, nel 1969, arriva il secondo album al Moog, The Well-Tempered Synth, titolo che riprende quello originale del Clavicembalo ben temperato di Bach, con musiche, oltre che di Bach, anche di Monteverdi, Scarlatti e Haendel. Alla doppia ondata di popolarità dovuta ai due album classici si aggiunge il successo al botteghino di Arancia meccanica: ormai Carlos è pienamente convinto a diventare Wendy anche pubblicamente, una transizione sancita nel 1972.
Le rivisitazioni bachiane che avevano portato Wendy Carlos al successo proseguirono con Switched-on Bach II (1973), By Request (1974) e Switched-on Brandenburgs (1980). Lo strano sound di Bach al Moog di Wendy Carlos soddisfò appieno l'intento originario di diffusione di una sorta di nuova musica classica: "Sono consapevole di quanto sia uno strano gioco del destino quello per cui così tante persone hanno avuto il loro primo incontro con la musica classica dalle mie dita e dalla mia prospettiva di compositrice", scrisse nelle note di copertina di Switched-on Brandenburgs.
Ha perfettamente ragione Francesco Giomi
nella prefazione: quella di Wendy Carlos "non era una semplice rilettura di classici, ma un ponte tra epoche, dove i sintetizzatori trasformavano le note della classicità in schegge sonore di un mondo ancora da inventare".