Carmen, femme fatale, donna passionale, spregiudicata, ammaliatrice, che seduce con lo sguardo, circuisce con la danza, conturba con il corpo. Oksana Volkova, venerdì sera sul palco del Priamàr, ha convinto, bella, brava e sensuale, è stata una Carmen disinibita al punto giusto, con un timbro di voce scuro e avvolgente e una accentuata musicalità. Grande il successo a Savona, per il secondo appuntamento del cartellone estivo dell'Opera Giocosa, «Carmen» di George Bizet, che come i «Carmina Burana» della settimana scorsa ha registrato un tutto esaurito, nonostante la temperatura tutt'altro che andalusa, e un entusiasmo diffuso in platea. Accanto a lei, un cast di giovani interpreti, tutti applauditi calorosamente - se si può dir così, viste le giacche a vento tra il pubblico - grazie ad un apprezzabile gusto musicale e ad un'intensa partecipazione drammatica. Marcelo Puente (Don Josè), straziato dall'amore, distrutto negli affetti, rovinato per la vita, capace di slanci lirici intensi e appassionati; Vitaliy Bilyy (Escamillo), il più «trascinatore», ha restituito un perfetto gradasso sicuro di sé, con un timbro caldo e corposo; Gabriella Costa (Michaela), dolce e composta. Bene le parti minori, il coro (Lirico Veneto LI.VE), il coro di voci bianche (Le Allegre Note). Quel che è mancato, forse, è un pizzico di passione in più, quella che da questa meravigliosa partitura sorger dovrebbe dalla buca, incontenibile, e travolgere il palcoscenico, facendo venire i brividi a fior di pelle: orchestra precisa (Filarmonia Veneta) diretta con attenzione e fermezza (Francesco Rosa) ma un tantino flebile, complici senza dubbio la sua dimensione ridotta e soprattutto l'allestimento all'aperto, che non aiuta certamente l'intensità e la compattezza sonora. E ora veniamo alla regia (Ivan Stefanutti) che definiremmo una parziale reinterpretazione, a partire dalla collocazione temporale, spostata in avanti di quasi un secolo, e comunque coerente, suggestiva nel mostrare un mondo ai confini della realtà e del perbenismo, spoglio, aspro, fatto di rocce nude e impenetrabili; molto bella la scena dei bambini, che spuntano e spariscono nei buchi scavati nel fianco della montagna.
Se un unico appunto dobbiamo fare è all'ultimo atto,comunque di grandissimo impatto scenografico e davvero d'effetto, ma forse un po' lontano dall'idea originaria dell'opera: la trovata del circo può colpire, con le danze (Compagnia Fabula Saltica), i colori e i pagliacci, ma smorza un po' troppo l'atmosfera tragica del finale, che non dallo spirito circense, ma dalla corrida - rito che ha in sé una connotazione simbolica ancestrale e fortemente incisiva - riceve quel senso ineluttabile di distruzione che la morte di Carmen porta con sé.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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