Caro Direttore, ancora una volta vorrei chiederTi la cortesia di essere ospite del Tuo giornale per dar voce ai miei dilemmi in merito alla generosa quanto inattesa proposta del ministro Claudio Scajola di candidarmi alle prossime elezioni europee.
Questa nuova straordinaria offerta mi ha gettato nell'incertezza, facendomi forse apparire persino ingrato. Incertezza condita - perché negarlo? - anche da un po' di «egoismo»: al Senato mi trovo benissimo, lavoro con grande entusiasmo e mi sembra di fare, nel mio piccolissimo, qualcosa di utile per il Paese, in attesa di impegnarmi di nuovo, se il Pdl lo vorrà, come candidato sindaco di Genova. L'incertezza è generata, tuttavia, soprattutto da un senso di colpa, amplificato da molti messaggi, telefonate e mail di questi giorni: eletto ad un incarico parlamentare, lo lascio dopo pochi mesi. «Tradimento!» «Enrico non rispetta gli impegni con gli elettori», «Enrico va ad occupare un'altra poltrona», «è un cacciatore di poltrone!». La voce non di avversari politici, ma di quei cittadini che nel corso dei miei primi passi politici mi hanno incitato, sostenuto e spronato, dietro la promessa che non avrei tradito le loro aspettative e speranze. Sono quelli che mi aiutano tutti i giorni, che mi scrivono, che mi incontrano.
Ecco perché, sentendomi profondamente riconoscente al Pdl e a Claudio Scajola per avermi «adottato» con tanto entusiasmo, preferirei - se possibile - mantenere gli impegni assunti con chi mi ha votato, piuttosto che assumerne altri con nuovi elettori, abbandonando il mandato già ricevuto.
In questi giorni altri giornali mi hanno cercato per carpire dichiarazioni, aggiungendo contenuti polemici spesso inventati. «Il Giornale» non è interessato a soffiare sul fuoco, a costruire rivalità, a spargere veleni.
Cordialmente.
*senatore Popolo della Libertà
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