Caro Monti, Pittaluga e Raggi hanno il coraggio di dire «no»

Caro Monti, Pittaluga e Raggi hanno il coraggio di dire «no»

(...) Insomma Gio&Gio, quasi gemelli del gol alla manovra, come ottimi liberali e soprattutto come lettori del Giornale, avrebbero puntato sui tagli alle spese, prima che sugli aumenti delle entrate. E citano, come perfetti esempi, il fatto che lo snellimento delle Province non comporterà ovviamente la cancellazione dei relativi dipendenti, così come i lavoratori di Inpdap ed Enpals saranno assorbiti dall’Inps. Insomma, cambia davvero poco.
Da splendidi pazzi della Finanziaria, nel senso erasmiano della parola, riescono ad esempio a individuare un’addizionale all’Imu dello zero per cento. Che, per me comune mortale, significa zero e basta. Ma per loro, tecnici di numeri e tasse, significa la predisposizione bella e pronta per inserire una percentuale di imposizione addizionale con un semplice decreto.
Andiamo avanti. Sui costi della politica, forse il capitolo peggiore e più deludente della manovra, identificano l’assoluta mancanza di «controllate e municipalizzate», veri centri di costo. Ma, soprattutto, il Pitta punta l’indice sulle imposte indirette, a partire dall’Iva, dove è più facile far cassa. Insomma, una manovra che punta il fucile contro la classe media, risparmiando contemporaneamente la più debole e la più ricca.
E ancora, misure che non sembrano sufficienti contro l’evasione, né la tracciabilità, né il regime premiale, e la «deindicizzazione delle pensioni che, insieme all’aumento dell’addizionale Irpef significa essere più poveri».
Ma i gemelli della controfinanziaria non rinunciano anche a cogliere elementi surreali, che farebbero sorridere se la ministra del Welfare non provvedesse con le lacrime. Ad esempio, il fatto che si lavori sull’Irap, in una manovra in cui l’Europa ha avuto una parte importantissima, ignorando la sentenza europea che diceva che l’Irap andava abolita e basta.
Raggi e Pitta, poi, hanno il coraggio di andare contro i propri partiti che fanno un punto d’onore della tassazione dei capitali scudati rientrati in Italia: «Eticamente è giusta, ma è giuridicamente aberrante nei confronti di coloro che hanno fatto legittimo affidamento sulle assicurazioni dello Stato». Eppure, una speranza di rompere il «legittimo affidamento» c’è, ma è quello sui vergognosi vitalizi di chi magari è stato sui banchi del Parlamento un giorno solo: «Detto che le baby pensioni sono sbagliatissime, ma sono colpa del legislatore che le ha istituite e non di chi ne ha beneficiato, è difficile ritenere i vitalizi dei diritti acquisiti».
Insomma, la bocciatura del Pitta è plurima: «La manovra non interviene a sufficienza sui costi della politica, ignora la struttura dello Stato, non tocca privatizzazioni e liberalizzazioni, non comporta semplificazione per fisco e aziende». Raggi, invece, è come il Cornetto ed ha un cuore di panna: «In un mese è già qualche cosa e il giudizio positivo dei mercati è comunque importante».


Ma i due tornano un cuor solo e un’anima sola nel giudizio finale, quasi un riassunto di quello che abbiamo detto sino ad ora: «La manovra è orientata al breve e non contempla infatti la riduzione dei veri costi della politica, delle aziende controllate da Enti locali e Regioni, né della struttura degli enti e della macchina burocratica dell’amministrazione pubblica. Inoltre, è lacunosa su liberalizzazioni e privatizzazioni e non parla del mercato del lavoro, che richiede maggiore flessibilità».
Non so se tutto questo sia di destra o di sinistra. Ma è ciò che penso anche io.

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