È vero che è difficile immaginare che in giugno un Pd disastrato a livello nazionale possa mantenere il controllo della Provincia, dove vinse per il rotto della cuffia nel 2004, quando il secondo governo Berlusconi era già in difficoltà. Tuttavia, il centro-destra commetterebbe un grave atto di leggerezza se non mettesse fine alle sue più o meno sotterranee diatribe interne e non si ricompattasse subito dietro Guido Podestà, un ottimo candidato, con una lunga e fruttuosa esperienza europea, che sembra avere la sola colpa di essersi battuto - nella sua qualità di coordinatore regionale del Pdl - con troppo vigore contro la Lega nel lungo braccio di ferro per la divisione delle candidature.
Filippo Penati, infatti, è un avversario di tutto rispetto, che non solo ha saputo smarcarsi da alcune delle posizioni più «scomode» del suo partito, non solo si è sbarazzato della zavorra dell'estrema sinistra, ma in cinque anni si è anche conquistato una visibilità sui media che il suo avversario non ha ancora. Per dirla in due parole, Penati è già stato in grado di avviare a pieno regime la campagna elettorale, Podestà si trova ancora in una laboriosa fase preparatoria in cui non può dedicarsi a tempo pieno al lancio della sua candidatura. Per rendersi conto della situazione, basta confrontare il numero di volte in cui il nome dei due rivali è comparso questa settimana sui fogli della free-press locale, che non fanno certo opinione, ma hanno nondimeno la capacità di influenzare i cittadini che seguono solo distrattamente le vicende politiche locali. Sia ben chiaro, non è ancora ora di invocare per Podestà il mitico «Se ci sei batti un colpo». Dopo tutto, mancano ancora due mesi e mezzo al voto, la gente è distratta da altri problemi e c'è tutto il tempo per recuperare.
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