Caro sindaco, la città non può finire ai Bastioni

di Antonio Ruzzo

«È andata bene, Area C funziona, abbiamo ridotto il traffico del 33 per cento. Gli ingressi dei veicoli dalle 7.30 alle 12.30 sono diminuiti, passando da 56mila della settimana scorsa a 37.600 registrati ieri mattina dalle telecamere ai varchi di entrata nella Cerchia dei Bastioni». Così parlò Pierfrancesco Maran, giovane assessore di belle speranze del Comune di Milano sulle cui spalle sta tutto il fardello di un assessorato tra i più «pesanti» di Palazzo Marino. Già, ma di cosa c’è da esser contenti? Del fatto che nel centro di Milano siano diminuite le auto? Del fatto che da un giorno all’altro nella Cerchia dei Bastioni siano entrate 40mila macchine in meno? Se questo è l’obiettivo di Area C basterebbe raddoppiare la tassa di ingresso a 10 euro e le auto sparirebbero del tutto. E non è il caso di dirlo forte altrimenti il Comune lo fa davvero.
Ma il problema è un altro. E’che la vera efficacia del nuovo superticket che ha le sue fondamenta in un referendum un po’ «farlocco» (non si chiedeva ai milanesi se volevano pagare 5 euro per entrare in centro o per andare a casa loro...) andrebbe misurata su altri parametri. Valutata, ad esempio, sulla capacità di rendere la città più vivibile nel suo complesso. E allora all’entusiasta assessore Maran e al suo collega «ombra» Carlo Monguzzi, il presidente della commissione mobilità che gli suggerisce la linea, chiediamo se si rendono conto di dove siano finite quelle 40mila auto che ieri non sono passate sotto le telecamere dell’Area C. Se ne facciano una ragione non sono svanite nel nulla polverizzate da un colpo di bacchetta magica ambientalista. Si sono solo fermate un po’ prima. Posteggiate sulle aiuole di via Solari, suimarciapedi di viale Papiniano, a bordo strada sulla circonvallazione e qualcuna anche in doppia fila. Così in centro potrà sembrare di essere a Ferragosto ma 500 metri più in là c’è una vera e propria area del caos. E qui sta il punto.
Come la consideriamo la vivibilità di una città? Prendendo in considerazione solo il centro storico dove obiettivamente Area C migliora la qualità di vita o anche la seconda, la terza fascia urbana dove si riversa tutto il traffico dei milanesi che decidono di non pagare (o non potranno permetterselo) una gabella da 5 euro ogni giorno? Si va verso una città a due velocità: la prima vivibile, senza traffico, dove i mezzi pubblici vanno veloci e dove tutti possono tranquillamente girare a bici o a piedi. L’altra sofferente, due o tre «gironi» più giù, con gente infuriata che fa le code e cerca posteggio, ciclisti che zigzagano tra le auto abbandonate anche sulle piste ciclabili, pedoni cotretti a cedere il passo. Troppo? Probabilmente sì ma spesso le esagerazioni servono a far riflettere o a spegnere entusiasmi ingiustificati e prematuri. Come quelli seguiti al debutto di Area C. Troppo presto per fare bilanci.

E se il sindaco e i suoi assessori hanno tanta voglia di tirar le somme lo facciano magari tra qualche mese chiedendo come è andata ai compagni veri. Quelli che in centro ci vengono a lavorare al volante di un furgone e non su una bicicletta con i freni a bacchetta e il cestino di vimini.

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