da Roma
I reality? «Sono la rovina della tv»; «Raitre? la migliore»; «Il programma che sogna? Spiegare la costituzione».
Raffaella Carrà si confida a tutto campo in una intervista a Vanity Fair, in edicola oggi, passando da un dolore personale legato alla figura di suo padre, alla televisione oggi in Italia, fino alla politica. Non è stato un periodo facile questultimo per la showgirl: Amore, il programma in cui ha molto creduto per il ritorno su Raiuno non ha dato gli esisti sperati. Da una parte ha raccolto un sacco di adesioni alle adozioni a distanza dei bambini poveri, dallaltra non ha raggiunto buoni risultati di share tanto da essere tagliato di due puntate. Comunque, nellintervista a Vanity, Raffaella si lascia andare per una volta a parlare della vita privata.
«La mia forza - dice - è stato un padre assente. Lasciò mia madre, per ragioni che ancora non conosco, quando io avevo un anno e mezzo e ho passato il resto della vita a dimostrargli chi ero e che cosa si era perso». Proposte dalle tv? «Mi chiamano una volta lanno per farmi condurre un reality show. Rispondo che non sono capace». E che ci vuole? «Per esempio non detestarli, i reality show. Danno due miliardi a qualcuno che sa solo stare a casa. Dio bono! Anche Canzonissima era una gara a eliminazione, ma tra gente che sapeva cantare. I produttori di reality sono una delle rovine della tv». Altri difetti nella tv di oggi? «C'è troppa ansia. Una coppia litiga per i fatti suoi, accende la tv, invece di calmarsi si eccita ancor di più e finisce a farsi del male. E poi c'è troppo di tutto. Troppe ore, troppi canali, troppo sesso. Chi è che vuol vedere tutte quelle tette?». Che cosa cè da salvare? «Fazio. Poi la Gabanelli, anche se alla fine del programma ci metterei un po di speranza. Anche Alle falde del Kilimangiaro è un bel programma. Certo, è tutta Raitre, ma al momento è la rete migliore. Da Raiuno prenderei Ballando con le stelle, da Canale 5, Matrix». Un programma che vorrebbe fare? «Una cosa semplice, al pomeriggio: io seduta di fianco a un professore di Diritto e a ogni puntata si spiega e commenta un articolo della Costituzione. La tv pubblica deve fare anche di queste cose, no?». Politicamente come si definirebbe? «Anarchica». Quindi non vota? «Sempre votato». Per chi? «Non a destra». Possiamo tradurre: per il centrosinistra? «Si. Ma più per reazione a quanto sono stati pessimi quelli di destra che per convinzione». Si candiderebbe? «Mai. Non sopporterei di finire in un programma dove vengo insultata.
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