Per due giorni ha ascoltato in rigoroso silenzio, una sfinge, nessuna parvenza di emozione. Ma ieri sera Franco Carraro è tornato un essere umano quando, nei due minuti concessi alle difese, ha voluto prendere personalmente la parola. Con la voce tremante, gli occhi rossi, le lacrime pronte a sgorgare, il solito completo blu, luomo che per anni è stato considerato il più potente del calcio italiano ha voluto precisare: «Non difendo alcuna posizione perché mi sono dimesso e non ho più né la voglia né letà per rientrare nel mondo del calcio. Ma difendo il decoro della mia storia sportiva. Non sono indagato a Napoli per associazione a delinquere per frode sportiva relativamente alla gara Lazio Brescia. Ho telefonato a Bergamo prima di Lazio-Brescia nellambito delle mie prerogative istituzionali. E mi sento stravolto proprio per quella telefonata perché essere accusato di illecito per aver fatto il mio dovere, mi sconvolge la vita». Poi si è seduto, ha aspettato la chiusura del processo e se nè andato, da solo, rifiutando altri commenti e ignorando le tv e i flash dei fotografi.
Ma gli occhi erano ancora umidi.
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