Carretta sterminò la famiglia In vendita la casa della strage

È in vendita per 250.000 euro l’appartamento di Parma, in via Rimini 8, dove il 4 agosto 1989 Ferdinando Carretta sterminò la famiglia a colpi d’arma da fuoco: il padre Giuseppe, contabile, la madre Marta, casalinga, e il fratello Nicola. L’uomo - che dall’ottobre 2008, quando raggiunse un accordo sull’eredità con le zie, è il legittimo proprietario dell’abitazione - si è affidato a un’agenzia immobiliare. Costruito nei primi anni Settanta, 120 mq più cantina e garage, l’alloggio è al primo piano di una palazzina di solo quattro appartamenti, in una zona interna residenziale della città. Negli anni, vari inquilini lo hanno abitato. L’ultima affittuaria, una giovane donna con due figli, l’ha lasciato nei mesi scorsi. Tutto, tra quelle quattro mura, è rimasto fermo a ventuno anni fa: nessun ritocco, la stessa tappezzeria nell’ingresso, gli stessi pensili in cucina, nel bagno ancora le piastrelle bianche a fiori azzurri e perfino la stessa vasca dove Ferdinando (all’epoca ventiseienne) disse di aver adagiato i corpi dopo la strage. Per più di nove anni non si seppe nulla della famiglia Carretta. Scomparsa. Si ipotizzò anche una fuga dorata ai Caraibi grazie a fondi neri dell’azienda in cui Giuseppe Carretta lavorava e di cui il contabile poteva essere entrato in possesso. Ma nel novembre ’98 Ferdinando fu casualmente fermato a Londra, dove lavorava come pony express, perché con il motorino si era infilato in una strada a senso vietato. Disse di non sapere nulla della famiglia, ma pochi giorni dopo confessò alle telecamere di «Chi l’ha visto». Raccontò anche di aver portato i corpi in una discarica, a Viarolo, ma i resti - nonostante le ricerche - non furono mai trovati. Un anno dopo fu prosciolto dalla Corte d’assise di Parma, perché «totalmente incapace di intendere e volere al momento del fatto», e rinchiuso nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Mantova). Nel giugno 2006 venne trasferito in una comunità di Forlì, ottenendo poi la libertà vigilata. Ora lavora per l’azienda di igiene urbana della città romagnola. Per anni il patrimonio familiare - oltre all’appartamento di via Rimini un altro alloggio in città, più piccolo, in via Campioni, e contanti, per un totale di circa 700.

000 euro - fu al centro di un contenzioso giudiziario con le zie; Carretta, infatti, non è mai stato interdetto. Questione conclusa nell’ autunno di due anni fa, quando l’uomo - con un’intesa firmata davanti a un notaio - entrò in possesso della casa della strage e di alcune decine di migliaia di euro.

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