Carta d’esercizio Gli ambulanti non la vogliono: «Un costo inutile»

«No alla carta d’esercizio». Messaggio forte e chiaro partito dal mondo dei mercati scoperti, precisamente dalle rappresentanze del Piu (professionisti e imprenditori uniti), che lo scorso 28 maggio hanno protestato sotto gli uffici della Regione di via Fabio Filzi per chiederne l’abrogazione. Un passo indietro per capire: la Carta in questione - istituita con legge regionale n.8/2008 e a quanto pare sollecitata da Unione Commercio e Confesercenti, secondo i fiduciari dei mercati scoperti «sarebbe stata presentata come il vero rimedio per contrastare e sconfiggere l’abusivismo commerciali». Ma in realtà, secondo i rappresentanti sindacali, la Carta che sarà operativa da ottobre non raggiungerebbe lo scopo. Ma anzi, «sarebbe l’ennesimo orpello burocratico che per i soli ambulanti milanesi» sarebbe il terzo documento da tenere esposto.
«Conosciamo tutti l’abusivismo - spiegano -, creato da extracomunitari o comunque da gente che non ha alcun titolo (i prodotti venduti sono perlopiù taroccati o non a norma), è molto diffuso nei mercati scoperti». Come sconfiggerlo è presto detto: «Una piaga da sanare solo con l’intervento della forza pubblica e con il sequestro delle merci e il fermo degli abusivi. Morale: «Di fatto a ogni ambulante milanese questa Carta costerà fra tessere e tempo perso circa cinquecento euro».

E se si considera che gli ambulanti sono circa cinquemila l’esborso della categoria non sarebbe cosa da poco. «E non stiamo a precisare chi questa montagna di soldi intascherà - concludono -. E i tempi di crisi è un vero aiuto alle piccole imprese!».

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