Non è stata una notte bellissima quella trascorsa da Wayne Rooney ieri a Basilea. Il gol che ha sbloccato subito la partita contro la Svizzera non centra. Centra la storia del suo matrimonio con Coleen, una storia che è finita per colpa di Wayne e di Jenny, Jenny Thompson la prostituta con la quale Rooney ha voluto impiegare il tempo, e altro, nei mesi in cui la moglie Coleen era incinta, in attesa di Kay. Mille e duecento sterline per fare sesso, non una sera sola, in un albergo anonimo, dotato di stanze confortevoli. Coleen ha fatto sapere al marito che il matrimonio è finito, che non ci saranno supplementari, che Wayne è espulso: «Gioca pure a calcio, qui non metti più piede» è stato il messaggio, telefonico, chiaro e tondo, roba che neppure Alex Ferguson inviperito o Fabio Capello normale avrebbero mai pronunciato al loro fenomeno. Mille e duecento sterline pagate con altre donne, secondo addirittura una testimonianza di una cugina del toro di Manchester, secondo le ultime voci di cortile immediatamente messe in circuito dai tabloid inglesi che non fanno mancare nulla ai lettori e ai tifosi.
Rooney come Benzema, come Ribery, come Ronaldo e altri cento, non soltanto nel mondo del football; un libro di Willy Voet, ex manager della squadra ciclistica della Festina, descrive le orge dei ciclisti in alcuni dopo corsa. Usi e costumi che comprendono larco costituzionale che va dallo spettacolo alla politica, direi anche al mondo dei religiosi.
Addirittura in Inghilterra la moglie del deputato laburista Mike Weatherley ha rivelato, in verità è stata sorpresa in flagrante, di essere una prostituta a settanta sterline al colpo. Il calciatore (ma il cliente in genere) va a prostitute perché non vuole storie, ricatti, coinvolgimenti affettivi. Paga cifre fuori mercato perché può permetterselo, sa che i tifosi comunque lo giustificheranno perché conta il gol, il resto è folklore. Basterebbe pensare alle miserabili vicende anche nostrane di chi, dopo una notte di sesso clandestino, ha avuto figli ma non ha voluto riconoscerli, sempre protetto dalla propria forza mediatica.
Il sesso è palestra, esercita il corpo che è oggetto come la donna usata e gettata via. Charlie Sheen, lattore americano di Scary Movie e di Wall street, dinanzi al tribunale per aver frequentato prostitute ha ammesso che «non le pago soltanto per il sesso ma perché poi le mando via». Hugh Grant e Robert De Niro si sono difesi con lo stesso alibi, il calciatore vive dovunque, come lattore, è zingaro benestante, cambia alberghi ogni settimana, va in ritiro e la cultura del branco lo porta a crearsi un parco giochi personale per ribadire la performance, per essere decisivo in campo e fuori. Anche in Italia il fenomeno è frequente ma con sviluppi diversi: viene sparato in prima pagina quando riguarda i politici e politicanti, viene sepolto o ridotto ai minimi termini quando coinvolge un personaggio dello sport, se del calcio molto più tutelato.
Wayne Rooney ha perso la partita più importante della sua vita. Jenny Thompson, la prostituta di Bolton, sta vivendo le sue giornate di gloria. Non era munita di registratore o videocamere altrimenti avrebbe un futuro anche in Italia.
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