RomaUn taglio fin troppo drastico, persino a detta del ministro Calderoli che lha messo nero su bianco nel disegno di legge sulla «semplificazione e razionalizzazione» delle autonomie locali. Un modo per dire che spazi per la trattativa ci sono. Ma nella bozza del Codice delle autonomie sono descritti nel dettaglio quanti consiglieri comunali e provinciali potranno avere le città, a seconda del numero di abitanti. Quaranta membri per i sei comuni sopra i 500 mila abitanti. Un trattamento di favore che non impedirà un drastico taglio ai seggi in palio con le elezioni amministrative. Napoli, Roma e Milano, ad esempio, dovranno rinunciare a 20 posti. Torino e Palermo 10.
La soglia scende a 35 consiglieri per le città tra 250 mila e mezzo milione di abitanti; e giù a scendere fino ai sei membri per i piccoli comuni, fino a 3.000 abitanti. I consigli provinciali potranno avere al massimo 30 membri; minimo 12. I piccoli comuni dovranno rassegnarsi ad avere uno o due assessori. Nessuno sotto i mille abitanti. Ma la dieta di poltrone riguarda anche le metropoli, dove dovremo abituarci (sempre che la legge arrivi intatta al traguardo) ad esecutivi cittadini fatti al massimo di 10 assessori.
Difficile paragonare gli organismi politici descritti nel Codice delle autonomie con la situazione attuale. Ma cè una percentuale che già da tempo ed è oggetto della trattativa tra il governo e le autonomie locali: il trenta per cento. A tanto ammonta il taglio degli organismi elettivi nei piani del governo. Se si considera che i consiglieri comunali - secondo lultima rilevazione fatta dal ministero dellInterno - sono 55 mila e 123 e quelli provinciali 1.240, vuole dire che a rischiare il posto (anche se in realtà le norme dovrebbero entrare in vigore alla scadenza dei mandati elettorali e quindi nessun consigliere dovrà lasciare la poltrona) saranno poco meno di 18 mila consiglieri.
Gli assessori sono circa 11 mila e 200 e se dovesse essere rispettata la stessa quota di tagli, a rischiare sarebbero 3.300, anche se gli esecutivi cittadini, in particolare nelle grandi città, più o meno già rispettano la soglia di assessori prevista dalla riforma. Possibile che alla fine il taglio sia meno drastico. E che, in media, la riduzione dei componenti dei consigli comunali e provinciali si attesti sui venti punti percentuali. In questo caso la scure del governo cadrebbe «solo» su 11 mila seggi, che a partire dalle prossime elezioni rimarrebbero vuoti.
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