Casa della carità Don Colmegna la «presenta» alla città che conta

Non c'è che dire: l'idea c’è ed è anche forte. Don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione casa della carità, se n'è inventata un'altra. Si intitola «Milano si-cura», una tre giorni dedicata ai temi della solidarietà e della riconciliazione.
In questa Milano quando uno tira fuori un'idea, la lega ad una realtà, la dota di originalità e la sa comunicare fa un bel colpo. Con Don Colmegna, come con tutti quelli che hanno un certo carattere, si può essere d'accordo o si può essere in pesante disaccordo. Chi scrive non sempre si è trovato d'accordo con lui.
Certamente, però, quel sacramento del Don Colmegna non smette di inventarsi modi e maniere per rendere il suo messaggio centrale del dibattito cittadino.
Questa volta l'idea è quella di portare la sua esperienza della Casa della carità, all'interno di mondi che potrebbero restare lontani. La Casa della carità è una casa caratterizzata dall'ospitalità verso soggetti svantaggiati o, comunque, emarginati, come scrive Don Virginio «vite apparentemente di scarto».
In tre giorni, dal 19 al 21 novembre, la Casa della carità da ospitante si trasformerà in ospitata. Entrerà nei luoghi della città dove si progetta e si decide. Partirà dal carcere di Bollate a parlare della situazione carceraria. Andrà in Assolombarda a parlare dell'impresa e della cooperazione. Andrà alla Triennale con una mostra sulla fragilità.
Andrà in Tribunale a parlare dei diritti degli immigrati. Andrà alle Acli per parlare del welfare.

Andrà all'Unicredit a parlare di immigrati e di imprese. Andrà altrove: questa è l'idea.
Non parlerà di sé all'interno delle mura che la ospitano. Non parlerà di sé con i suoi. Parlerà di sé fuori e con gli altri. Sta qui l'idea. (...)

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