«Casa in centro a equo canone? Sì, ma il palazzo è trascurato»

Abitare in via Ugo Foscolo 3, dietro Galleria Vittorio Emanuele in uno splendido stabile di proprietà demaniale a equo canone e lamentarsi perché l’edificio non è nelle migliori condizioni. Nella Milano che si beve l’ingratitudine oltre che il pudore succede anche questo. Il signor X (non ha voluto rivelare la sua identità) abita all’ultimo piano (con ascensore) di un palazzo storico che si affaccia sul Duomo. Non ci vuole rivelare quanto paga di affitto: «Non lo so - spiega - il contratto, che risale a circa 15 anni fa, è intestato a mio fratello, che vive all’estero». Impossibile scucirgli qualche parola di più: «Non so come mai mio fratello sia l’intestatario del contratto per questa casa, avrà fatto domanda al Comune a suo tempo». Indigente? Il signor X ci guarda storto, come se la parola fosse quasi un insulto. «No, adesso però vive all’estero - spiega ancora - e mi ospita qui, per cui io non so nulla. Io disoccupato? No, sono un libero professionista, vede non ho un reddito fisso tutti i mesi».
L’unico punto su cui non risparmia le parole sono le critiche al palazzo: «Beh, è difficile chiamare questa casa, guardi in che condizioni è ridotto lo stabile...», commenta con disappunto. E con questo ci saluta e si richiude la porta alle spalle. Lo stabile a due passi due dal Duomo, in realtà, è in buone condizioni, è abbastanza pulito, ha la portineria tutto il giorno e ascensore funzionante, per non parlare della vista mozzafiato.


Le famiglie - che lasceranno tra circa due anni le loro case perché sotto sfratto - tra cui quella del signor X sono in tutto sei: la prima paga appunto 1813,34 euro l’anno per 34 metri quadri, la seconda 4136, 19 euro per 365 gironi per un trilocale da 86,37 metri, la terza 5154, 45 euro per 12 mesi per un appartamento da ben 163,24 mq, la quarta 3407 euro l’anno per 71 metri, la quinta 2556 euro l’anno per un apprtamento da 106,02 metri.

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