Ieri Ugo Berti Arnoaldi, della Società Editrice il Mulino, ha risposto agli articoli del «Giornale» sui casi Orsina e Orsini, autori di due libri rifiutati dalla casa editrice bolognese. «Nessuna bocciatura scientifica», tanto meno ideologica, ha spiegato il professore ma piuttosto forze limitate per le pubblicazioni accademiche.
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Egregio dott. Ugo Berti Arnoaldi,
nella Sua lettera di ieri, ha affermato che una parte delle monografie accademiche, proposte dagli autori, deve essere respinta perché il Mulino non ha le forze per pubblicare più di quindici titoli all’anno nel campo della saggistica storica e che la mia intervista rilasciata al Giornale sarebbe motivata dalla frustrazione del rifiuto. Vorrei innanzitutto precisare che è stato il Mulino a contattarmi per avere il mio libro. In una email del 25 febbraio 2009, un ottimo responsabile della Sua casa editrice si diceva «molto interessato» a ricevere il manoscritto completo sulle Brigate rosse in seguito alla segnalazione lusinghiera di un noto e autorevole autore del Mulino.
I rifiuti e le critiche non sono una sorpresa per un ricercatore che si confronti con temi delicati e sensibili. Sorprendente, invece, è stata la motivazione che mi è stata inviata il 5 maggio 2009. Mi riferisco alla valutazione che Lei definisce di «carattere scientifico», in cui si prendevano le distanze da ogni possibile accostamento tra la storia delle Brigate rosse e la storia del comunismo in generale. Il Suo valutatore anonimo, banalizzando e stravolgendo la mia analisi, scriveva: «Con Durkheim e Pellicani (che paraltro non c’entrano niente con il mio discorso sull’intolleranza religiosa n.d.a), soprattutto, l’autore definisce un’idea di intolleranza di matrice sostanzialmente religiosa o parareligiosa e con questa legge l’intera esperienza brigatista come una alternativa secolare alla religione, grazie alla quale ricostruisce una continuità lineare che va da Müntzer a Gallinari, passando per Cromwell, i giacobini, Marx e compagnia comunista a seguire».
Sembra che sia stato poco apprezzato anche il capitolo in cui ho ricostruito le responsabilità pedagogiche del Pci, in cui mi sarei reso responsabile di avere identificato «sbrigativamente» la responsabilità del Pci nella nascita delle Br. Il valutatore, inoltre, irrideva il mio lavoro, definendolo un libro sostanzialmente «inutile», in cui «tutto si riduce a una critica di natura sostanzialmente morale». Ho anche dovuto leggere che Anatomia delle Brigate rosse sarebbe un contributo mediocre alla letteratura splatter (santa pace, citavo Ciliga e Solgenitsyn!). Da Boston, lo storico Spencer M.
Molto cordialmente.
Alessandro Orsini
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