In casa Petacchi vince Napolitano

Alex: «Lui l’erede? Non abdico». Ma forse lascerà il Giro

da Lido di Camaiore

Davanti a Petacchi, a casa di Petacchi e ai suoi tifosi. Proprio un bel modo di festeggiare la prima vittoria al Giro d’Italia, lui che fin da piccino sognava di farlo, per emulare il suo idolo: Mario Cipollini.
Danilo Napolitano come una furia entra nel salotto buono di casa Petacchi e manda tutto a carte quarantotto. «Ho fatto una volata bellissima – dice questo 26enne siciliano di Vittoria (Ragusa), tracagnotto e arcigno -. Avevo preso la ruota di Alessandro, sapevo che sarebbe stato lui l’uomo da controllare, poi ad un certo punto sono stato affiancato e superato da McEwen: l’ho fatto passare, per rispetto. Ma non mi sono fatto prendere dal panico, non mi sono demoralizzato. Io le volate me le gioco fino in fondo. Ho sfruttato l’occasione, certo che è sempre duro seguire Petacchi alla ruota. Comunque ho vinto, sono davvero contento, era ora che ottenessi qualche successo».
Velocista puro Napolitano, che soffre le salite e ama la pista (5° l’anno scorso ai mondiali nello scrach). Siciliano di Vittoria, da nove vive sul Lago di Iseo, nel bresciano, dove ha svolto anche l’attività giovanile: 34 vittorie in cinque anni da dilettante. «Eppure ho fatto fatica a passare professionista».
Non regge il passo di Napolitano Alessandro Petacchi, che ingoia il boccone più amaro, e mai come ieri il suo volto da velocista Pierrot è davvero l’immagine della tristezza. «Avrei preferito fare cambio con Danilo: lui primo al Mugello e io qui a casa mia».
Avrebbe voluto andare a casa per festeggiare con i suoi amici, invece ci va per fare la doccia e per maturare il desiderio nemmeno tanto nascosto di fermarsi qui: Milano non sembra un approdo scontato.
«Devo fare anche il Tour, il mio Giro è già soddisfacente: cercavo delle risposte e le ho avute», sono le parole che hanno il tono del commiato.
Gli chiedono se Napolitano è il suo erede naturale, il velocista triste ha un sussulto di orgoglio. «Sono tornato, non ho intenzione di abdicare. Ho ripreso a vincere e sono convinto di poterlo fare ancora per un po’. Danilo è bravo, negli ultimi 50 metri è quasi imbattibile, ma lo invito a non avere fretta». E a non rompere più le uova nel paniere quando le feste sono già preparate: Petacchi non lo dice, ma dalla sua espressione si capisce benissimo che la pensa così.


E l’ingegner Pinotti? La maglia rosa vede assottigliarsi il suo vantaggio ma resiste e guarda avanti: «Domani (oggi per chi legge ndr) dovrei tener d’occhio una ventina di corridori, cercherò di stare davanti. Cosa devo fare? Devo arrivare prima di Noè».

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