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Casa venduta a Scajola: l’inchiesta può chiudersi per il rischio prescrizione

La prescrizione potrebbe mettere la parola fine sul caso dell’appartamento, con vista sul Colosseo, acquistato nel 2004 dall’ex ministro Claudio Scajola e pagato in buona parte (900 mila euro del milione e 700 mila versato ai proprietari) dall’imprenditore Diego Anemone, uno dei personaggi chiave delle inchieste sugli appalti per il G8 del 2009.
Finanziamento illecito a un parlamentare, fattispecie prevista dalla più ampia norma sul finanziamento illecito dei partiti, l’ipotesi di reato contestata dalla procura di Roma all’ex ministro dello Sviluppo Economico. Il rischio prescrizione è subordinato ai sette anni e mezzo che decorrono dalla commissione del presunto reato, ossia l’acquisizione dell’appartamento, datata 2004.
Ieri il difensore di Scajola, Giorgio Perroni, ha incontrato il procuratore aggiunto Alberto Caperna, titolare degli accertamenti insieme con i sostituti Ilaria Calo e Roberto Felici. Al momento non sarebbe in calendario una convocazione dell’ex ministro in procura. Più probabile, secondo quanto si è appreso a piazzale Clodio, il deposito di una memoria difensiva da parte dell’indagato.


Al centro degli accertamenti finiti al vaglio degli inquirenti romani, investiti della questione per competenza territoriale, dai colleghi di Perugia (già titolari di indagini sugli appalti previsti per il G8) è l’immobile di via del Fagutale: oltre 200 metri quadrati a due passi dal Colosseo.

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