Leggi il settimanale

Casarza s’allarga e conquista Pestella. A spese di Sestri

da Sestri Levante

O si fa la Pestella o si muore. Per dirla alla garibaldina e scornandosi con faccende di confine. Che Sestri Levante, ormai è ufficiale, con tanto di timbri e votazioni, cede graziosamente parte della sua terra al comune limitrofo di Casarza Ligure. In tempi più che sospetti sarebbe finita a singolar tenzone, ma in quel di Sestri tira tutt'altra aria. Niente suolo pubblico per la TV delle Libertà, ma un buon cinque ettari e mezzo si possono cedere, «per far contento chi lì ci vice». Storia vecchia e kafkiana. Otto case e tre famiglie su una striscia di terra che i mappali riconoscono alla Bimare. Ma un pasticciaccio burocratico ingarbuglia le carte e i residenti della Pestella da tempo immemore sono iscritti all'anagrafe di Casarza. Che vuol dire che nasci, ti sposi e muori sotto il gonfalone di Casarza, magari versi anche le tasse magari anche l'Ici. Peccato che a curare quella terra di mezzo ci pensi Sestri, che ne tratta il sistema fognario, la raccolta dei rifiuti, l'erogazione della luce elettrica e via discorrendo. Diciamo che fa il «lavoro sporco» e non incassa. La bugna scoppia quando l'amministrazione sestrese dà un giro di vite sull'Ici: urge alimentare l'erario e il controllo agli evasori si fa serrato. All'appello mancano quelli della Pestella, subito bollettino. I malcapitati con due Ici da pagare fanno ricorso e svelano l'arcano. Da qui la querelle che si allunga da anni. Ci lavorano: e mercoledì in consiglio la delibera di cedere la Pestella a Casarza, «che è meglio per tutti», viene approvata con i voti della maggioranza; astenuti Bordero, Stagni (Fi) e Ferrari (Progetto per Sestri), contrari Zizzi Stagnaro (Città Partecipata) e Gianni Borsa (RC). La questione che doveva correre via liscia accende il dibattito. Zizzi attacca sulla storia paradossale: «Non condividiamo il metodo. Nel 2003 la Provincia sollecitava il referendum. Perché non servirsi di questo strumento democratico?». E poi la storia docet: «L'Italia s'è fatta con tante battaglie e noi regaliamo così, senza colpo ferire, e in tutta fretta la nostra terra ad un altro comune?». Ci ritorna Borsa, che insiste: «Ma siamo proprio sicuri che chi vive alla Pestella voglia proprio spartirsi con Casarza? Ma li abbiamo proprio sentiti tutti i residenti? E poi perché cedere ben cinque ettari e mezzo quando l'area occupata dagli otto edifici è decisamente inferiore?». Non è finita. Si aggiunge Stagni che lo ammette: «Fi era d'accordo sul fatto di accontentare i residenti che ambivano di entrare nell’area casarzese, ma i conti li abbiamo regolati. L'Ici pregressa ce l'hanno restituita?».

Resta il palo solitario che illumina la Pestella delle contraddizioni, «la luce la diamo ancora noi, ma a breve Casarza fa l'allaccio...» spiegano dalla maggioranza. Già, peccato che il confine Sestri lo rettifichi subito, «per il bene di questi poveri residenti». Confini? Roba d'altri tempi.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica