Dentro la casbah dei clandestini: ogni bilocale è un campo nomadi

Siamo entrati nel «fortino» di piazza del Suffragio ora presidiato dai vigilantes: venti abusivi per stanza

Dentro la casbah dei clandestini: ogni bilocale è un campo nomadi

(...) Dunque, ricapitoliamo. In tutto fanno cinque piani, sei scale e tre appartamenti a pianerottolo. Classica conformazione «vecchia Milano», poi convertita in moderna casbah. Vedere per credere. Prendiamo un bilocale a caso. La porta si apre con una spinta, il corridoio è un percorso a ostacoli fatto di finestre divelte, brandelli di mobili, muri scrostati. In uno scatto, è evidente che fine ha fatto una cameretta. Materassi e brandine ammassati ovunque, valigie, sacchetti della spesa, indumenti lasciati in giro a casaccio, sporcizia. Tranne le pareti, quelle no, sono rimaste di un innocente rosa pastello. Passiamo in soggiorno, cucina a vista naturalmente. Così come si scorgono bene i piatti sporchi ancora sul tavolo, un disordine da campo rom, lasciati lì giusto di fianco alle scarpe. E in bagno mattoni a vista, vasca usata come ripostiglio, impronte lerce sulle pareti e non solo. Nessuno, dopotutto, ha pensato a fare le pulizie di primavera. Gli abusivi se ne sono dovuti andare in fretta, i sacchi di roba sulle spalle, «accompagnati» dagli uomini della security.
«È il primo passo», promette la nuova amministrazione ingaggiata dalla proprietà, insediata appena due mesi fa dopo che la precedente è scappata col malloppo. Sedicenti «tuttofare» (italianissimi, sì) che arrivavano a incassare 2.700 euro al mese dagli occupanti, così, cash e sulla fiducia, in cambio di un buco spacciato per casa. Perché c’erano pure stranieri, asiatici e nordafricani regolari, che in questa storia interpretano il ruolo dei truffati. E che ora bussano alle porte (quelle che rimangono in piedi) per chiedere aiuto, un tetto per i figli. Soprattutto per loro, ora che la musica in Porta Vittoria è cambiata, la società che gestisce l’immobile promette «di dar corso a tutte le opere di adeguamento e di messa in sicurezza dell’immobile», come recita il verbale dell’ultima riunione di condominio. Insolita, con i giornalisti e le telecamere fuori dallo studio a domandare i motivi di questo giro di vite fai-dai-te. La risposta, indirettamente e quasi a sorpresa, si può trovare in un fax di solidarietà a firma del coordinamento lombardo di Nuovi italiani Partito immigrati: «In realtà si sta cercando di instaurare un minimo di legalità in un posto dove fino a poco tempo fa vi era un via vai di persone di dubbia identità.

Non è giusto che nessun essere umano viva in condizioni poco dignitose e non è nemmeno giusto che i residenti debbano assistere ogni giorno a episodi di criminalità». Già, dimenticavamo che tutto questo accade a cinque minuti cinque da palazzo di Giustizia.

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