Il Comune di Milano mette in prova gli abusivi delle case popolari. Cioè concede un contratto di sei mesi di affitto a quelli che si cono comportati bene e che occupano per necessità. Di fatto si tratta dell’anticamera di una sanatoria. «I dati delle occupazioni per zona parlano chiaro: dove ci sono più case sfitte aumentano anche gli abusivi. La sfida da vincere è ristrutturare presto e assegnare gli alloggi vuoti, non c’è miglior sistema di prevenzione». La capogruppo del Pd Carmela Rozza e ex presidente del Sunia nei cinque anni all’opposizione ha proseguito anche in aula la battaglia degli inquilini delle case popolari. L’assessore Lucia Castellano ha già annunciato che entro un mese Palazzo Marino formerà due commissioni consiliari ad hoc, una sulla valutazione degli sfratti e l’altra sull’esame delle occupazioni abusive «in situazioni di necessità». E la richiesta di Federacasa inquilini è stata categorica: «Siamo contrari a tutti coloro che occupano case senza titolo, la linea dell’amministrazione deve essere di assoluto rigore e sfrattare chi non ha diritto all’alloggio, vanno tutelati i diritti delle famiglie che sono regolarmente in lista di attesa». Una presa di posizione netta, dopo che la Castellano di recente aveva dichiarato che occupare per bisogno non è reato.
«Occupare è reato» afferma la capogruppo Pd, e «garantiamo tolleranza zero per impedire l’ingresso di nuovi abusivi nel patrimonio comunale». Per chi è già dentro, suddivide tre casi. I «delinquenti, quelli che hanno commesso reati ed è compito della prefettura indicarli al Comune, vanno cacciati senza nessuna pietà». Chi risulta occupante per motivi amministrativi, perché ad esempio non ha completato un subentro o il cambio di intestatario dopo la morte di un familiare, «va regolarizzato e la procedura è prevista dalla Regione». Il nodo è sempre quello degli abusivi «per necessità», quelli a cui la Castellano - dopo una protesta davanti a Palazzo Marino fomentata anche dai centri sociali - ha concesso la sanatoria finché non verrà nominata la commissione ad hoc per valutare caso per caso. Il centrodestra allora è stato categorico: «Prima viene la necessità delle migliaia di famiglie che aspettano da anni in lista d’attesa le chiavi dell’alloggio popolare senza occupare». La Rozza ribatte che «non abbiamo 5mila poliziotti da mandare nelle case e i dati dimostrano che la tolleranza zero messa in atto negli ultimi vent’anni, ossia anche nei confronti di famiglie con un certificato stato di emergenza, è stata un fallimento. Posto che vigileremo perché non ne scattino di nuove, dobbiamo risolvere la situazione che abbiamo trovato». E puntualizza che è la legge regionale in materia di edilizia residenziale pubblica («quindi il regolamento votato da Pdl e Lega al Pirellone») a «dirci di utilizzare il patrimonio per far fronte allo stato di necessità, per verificare chi possiede i requisiti sociali i Comuni possono istituire specifiche commissioni, cosa che stiamo facendo».
In scadenza a fine dicembre invece il contratto che lega il Comune ad Aler per la gestione di 27mila case popolari e sembra sempre più probabile che Palazzo Marino apra le porte ai privati, «la strada della gara internazionale per me è la migliore - conferma la capogruppo Pd - il contratto in essere è pessimo non tutela nè Comune nè inquilini, non sono definiti i costi dei servizi nè c’è stata finora un atteggiamento rigoroso sull’attività svolta».
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