Case chiuse e coppie di fatto raccolta firme nei Papa days

Giuliano Pisapia il supersindaco. La sua giunta «è diventata un modello», in Italia - si incensava due giorni fa - «siamo un punto di riferimento», tant’è che «riceviamo inviti da tutto il Paese per supportare i candidati ai ballottaggio». Niente a che vedere col passato poi sulla gestione delle società partecipate. Stop agli sprechi e «alla spartizione partitocratica all’interno». Porta il caso più recente, il Consiglio di sorveglianza di A2a dove per Milano ha scelto per la presidenza Pippo Ranci, «una personalità che ha speso la vita sulle energie rinnovabili» gli altri membri del cda «persone che sui beni comuni hanno lavorato in modo eccellente» e un esperto in campo finanziato «di altissimo livello come Marina Brogi». Una bella lezione, basta raccomandati e amici raccomandati dai partiti. Quello era il vecchio modo di fare politica e il movimento arancione con cui, dopo Milano, Pisapia sogna di portare un vento nuovo in Regione e a Roma, è il partitino dei tecnici e degli onesti.
Neanche ventiquattr’ore e si apre un nuovo capitolo sul cosiddetto «sistema-Sesto» che vede l’ex presidente della Provincia ed esponente del Pd Filippo Penati accusato di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. Ieri la Procura di Monza ha iscritto sei nuove persone nel registro degli indagati, tutti accusati di finanziamento illecito ai partiti per soldi che sarebbero stati versati e poi gestiti dalla fondazione «Fare Metropoli» creata dallo stesso Penati. Tra i nomi c’è anche quello di Enrico Corali, presidente della Banca di Legnano (controllata da Banca Popolare di Milano) e già nominato nel cda di Expo 2015 dallo stesso Penati quando era alla guida di Palazzo Isimbardi. Che c’entra Pisapia? Corali fino a una settimana fa era in pole position con Pippo Ranci per la presidenza del Consiglio di sorveglianza di A2a, un derby finito poi con la scelta del primo presidente dell’Autorità per l’Energia sotto il governo Prodi. Per Corali era solo la sconfitta nella «partita d’andata», visto che il recupero era già fissato a fine mese. Entro il 30 maggio sarà nominato il Consiglio di gestione della multiutility dell’energia con un fatturato da oltre 6 miliardi l’anno. La presidenza spetta al Comune di Brescia, per la poltrona di vice Pisapia aveva accolto l’indicazione del Pd su Enrico Corali. E nasce la prima contraddizione. Non ha negato il sindaco il sistema della «spartizione partitocratica»?. La capogruppo milanese del Pd Carmela Rozza nel difendere la scelta e l’integrità di Corali («è una persona corretta e perbene e al momento non risulta indagato neanche al suo avvocato») sottolinea e rivendica il ruolo del partito, «l’ho candidato io ed è stata una scelta condivisa da tutta la dirigenza dei Democratici». Secondo il vecchio sistema, che evidentemente per ora neanche Pisapia è riuscito ad archiviare. Sulla vicenda giudiziaria Rozza è convinta che «gli atti di Corali sono stati fatti nella massima correttezza, i fondi sono stati deliberati dalla banca alla fondazione, se poi sono stati impegnati per scopi diversi è un altro problema». Tant’è, ora Pisapia dovrà decidere come gestire la patata bollente.

La Rozza ribadisce che il Pd dà fiducia a Corali ma non nasconde che «la notizia potrebbe aprire qualche problema, noi ne conosciamo personalmente l’onestà e la correttezza ma la gente potrebbe non capire». E Pisapia per evitare polemiche potrebbe chiedere un altro nome. Il Pd ha già iniziato a risfogliare il dossier delle candidature. Il Pd, appunto.

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