È uscito l'atteso volume che documenta 50 anni di lavoro di Tobia Scarpa, prima con Afra Bianchin e poi, dal 1999, da solo. Si tratta di una documentazione programmaticamente sistematica e dettagliata per dar conto di un modo di progettare generoso, rivolto a tutto ciò che ci sta intorno, teso a migliorare i nostri rapporti con le cose e con il mondo, alla ricerca di una bellezza che nasce dal rapporto con le occasioni, le materie a disposizione, le tecniche, le funzioni, i bisogni e, persino, i sogni, più che risultare da qualche regola o poetica. Nel lungo elenco di opere troviamo case e fabbriche, parti di città e nuovi edifici, restauri e oggetti vari di design, alari per camini e segnavento, gioielli e mazze da golf, vasi in vetro ed etichette per il vino e moltissime sedie: Afra e Tobia Scarpa infatti progettano sia le cose che i comportamenti.
Cinquant'anni di lavoro contribuendo alla nascita di aziende che hanno fatto il design italiano, promuovendo comportamenti collettivi come con la poltroncina Carlotta, che anticipa le logiche di Ikea o la poltrona Soriana che propone un modo diverso, più libero, di usare lo spazio delle nostre abitazioni. Negli anni Settanta i loro negozi Benetton propongono un nuovo rapporto tra il prodotto, il consumatore e il produttore: senza vetrina, capi d'abbigliamento scelti direttamente dall'acquirente; niente più bancone di servizio per le vendite.
Infine il rapporto con il committente: intuirne le attese per dargli più di quanto si aspetti.
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