Casini attacca la casta: "Si lavora troppo poco" Il Pdl minaccia gli assenti

In un intervento a Montecitorio il leader dell'Udc sferza i politici: "È inconcepibile che il parlamento lavori un giorno e mezzo a settimana". I deputati del Pdl ricevono una lettera: "Niente ricandidatura per chi non raggiunge l'80% delle votazioni"

Casini attacca la casta: 
"Si lavora troppo poco" 
Il Pdl minaccia gli assenti

Roma - Sul tema sono stati scritti libri e articoli di giornale. Qualcuno ci ha imbastito campagne elettorali. Eppure assai poco è cambiato e certi privilegi continuano a suscitare polemiche. Ora a lanciare una personale battaglia contro la "casta" è Pierferdinando Casini. Lo fa criticando quella Camera di cui fa parte e che ha guidato per una legislatura. Ma l'obiettivo del leader dell'Udc non è solo Montecitorio. Casini se la prende soprattutto con il governo, che accusa di "ingolfare" il parlamento con i decreti, e con la maggioranza che, a suo dire, non "reagisce". Nel dibattito in aula Antonio Martino difende la maggioranza. Il capogruppo della Lega, Roberto Cota, snocciola i numeri delle presenze in aula divise gruppo per gruppo. Poi però ribadisce: ciò che conta sono le risposte date alla gente.

Un giorno e mezzo a settimana "È inconcepibile", ha detto Casini, "che il parlamento lavori un giorno e mezzo a settimana". E dunque, ha aggiunto rivolto ai colleghi, "voglio dirvi di stare attenti, di qui a poco, a non doverci vergognare noi collettivamente rispetto a un’opinione pubblica che difficilmente può capire, se non gliele spieghiamo, le ragioni di un voto di mezza giornata o di una giornata di un parlamento in una settimana".

Fase delicata A scatenare le ire del leader dell’Udc è stato il fatto che dopo la bocciatura ieri della legge sull’omofobia e il rinvio dell’esame della proposta di abolire le province l’aula oggi si sarebbe ritrovata disoccupata se non fossero state infilate all’ultimo ratifiche di accordi internazionali. "Siamo molto preoccupati", ha detto, "perché la fase politica è delicata e lo scontro istituzionale che si è avuto in questi giorni ne è la prova".

Meccanismo inceppato Qualunque sia il progetto di riforma istituzionale che si sostiene, "siamo in un momento decisivo per la credibilità  del parlamento e delle istituzioni". Eppure la legislatura era partita con buoni propositi. "Il presidente della Camera, giustamente, aveva spiegato che dovevamo lavorare di più, e lavorare in aula", ha ricordato, e che si doveva "elevare la produttività del parlamento". Ma così ancora non è. "Se ieri i gruppi parlamentari non avessero dato il via libera a inserire all’ordine del giorno, questa mattina, la ratifica dei Trattati internazionali, questa settimana avremmo lavorato in aula - lo ripeto, in aula - dalle 15.30-16 di ieri alle 17.30", ha riassunto Casini. Per il leader dell’Udc, "occorre spiegare perché il meccanismo è inceppato". E il "presidente della Camera questa mattina, quando gli ho telefonato, giustamente mi ha detto che lui solleciterà, presso l’ufficio di presidenza, le commissioni a immettere dei provvedimenti in aula". 

Vizio di fondo Tutto, secondo Casini, nasce da un vizio di fondo. "Il parlamento procede con voti di fiducia, maxiemendamenti, apposizioni di procedure abbreviate che finiscono per annullare, assimilare e assorbire tutto il dibattito del nostro parlamento, e noi ci troviamo a non avere provvedimenti da calendarizzare", ha spiegato. Pertanto è necessario che la maggioranza "recuperi una sua terzietà  rispetto al governo ed eviti di identificarsi unicamente nei provvedimenti governativi", ha ammonito tra le proteste dei deputati del Pdl e gli applausi di Pd e Idv.

Maggioranza difesa da Martino A parlare in difesa della maggioranza è intervenuto Antonio Martino. "Dobbiamo ritornare al vero parlamento, come luogo di discussione, di confronto e di competizione di idee e che vota soltanto alla fine", ha detto tra gli applausi dei deputati del Pdl e del Carroccio, "dobbiamo delegare la maggior parte dei voti alle commissioni, che infatti lavorano in questo senso. L’aula deve servire come luogo di dibattito. Credo che questa sia la posizione giusta per difendere il parlamento".

E dalla Lega Anche il Carroccio ha tenuto alto il buon nome del centrodestra. "La capacità  della maggioranza, del governo, ma anche del parlamento, di dare delle risposte ai cittadini si misura non nel Palazzo, ma fuori", ha detto il capogruppo Roberto Cota. "Si misura quando ci sono le elezioni e nelle ultime elezioni se questa maggioranza e se alcuni gruppi hanno ottenuto un consenso ancora più importante è perché evidentemente qui si lavora e si danno risposte".

Presenze in aula Nel suo accorato intervento Cota ha voluto elencare puntigliosamente le presenze in aula: "Gruppo dell’Italia dei valori 75%, gruppo del Partito democratico 81%, gruppo del Popolo della Libertà 86%, gruppo della Lega Nord Padania: 92%, gruppo dell’Unione di centro (Udc) 73%". 

Il Pdl: non ricandidato chi è assente I deputati del Pdl questa mattina hanno trovato una sorpresa nella "buca delle lettere" alla Camera. "Coloro che non raggiungeranno l’80% delle votazioni non sarà ricandidato", è il contenuto di una missiva firmata dal capigruppo e dal vicecapogruppo del partito.

Il riferimento - spiega chi ha potuto osservare la lettera - è alle assenze durante le votazioni sullo scudo fiscale. Tra i provvedimenti che saranno adottati in caso di mancata presenza in aula - si legge ancora nella missiva - anche il taglio del rimborso per i portavoce degli onorevoli.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica