Gianni Pennacchi
da Roma
Forse è gioco tattico per intercettare ogni tipo di scontento anche nel centrodestra, forse siamo già al redde rationem del dopo elezioni, oppure è soltanto il bello del proporzionale che impone ad ognuno di lottar contro tutti, ma di certo la tripletta sparata da Pierferdinando Casini contro Silvio Berlusconi rende tempestoso il barometro della Cdl e subito incandescente la campagna elettorale. Tantè che prima gli ha mandato a dire che se gli avesse lasciato Palazzo Chigi allindomani delle elezioni europee, ora il governo del Paese sarebbe più smagliante. Poi lha rimbeccato, sulla falsariga di An, diffidandolo dallevocare gli avversari come «pericolosi bolscevichi». Infine gli ha dato del «prestigiatore», ammonendolo che gli italiani «sono stanchi degli illusionismi». E il premier, che era a Barcellona per il vertice euromediterraneo, ieri sera sè limitato a rispondere con aria seccata: «No... non so nemmeno cosa ha detto». I due però devono essersi parlati, se a tarda sera il portavoce del presidente della Camera ha tenuto a precisare che nel discorso mattutino di Casini «non vi era alcun intento polemico nei confronti né del premier né del governo. Tanto meno si è parlato di illusionisti ma solo di illusionismi».
Il presidente della Camera lanciava ieri la sua campagna elettorale quale leader dellUdc, al Palazzo dei Congressi dove il giorno prima il premier aveva aperto la propria. E poiché Berlusconi lo aveva evocato, rimproverandogli di pavoneggiarsi con penne altrui, Casini gli ha prontamente risposto: «Berlusconi ha detto che qualcuno, cioè io, è andato a Porta a Porta a vantarsi dei risultati del governo. Non è così, io sono andato lealmente a difendere loperato del governo. Non ho detto che avrei fatto più e meglio, forse al massimo lho pensato». Il leader della coalizione il giorno prima aveva irriso ad An perché rinuncia allanticomunismo, «meglio per noi, così prendiamo i voti di chi conosce e teme i comunisti»? Casini gli ha ribattuto anche su questo tasto: «Non faccio e non farò risse, gli italiani sono stanchi di pollai e baruffe. Così come credo che non serva evocare il nemico politico come pericoloso bolscevico».
Anzi, il leader dellUdc è convinto che i toni e gli argomenti usati da Berlusconi siano controproducenti, e spiega: «Questi toni rischiano di spaventare sia i nostri elettori di riferimento così come quelli in grado di fare la differenza. Noi dobbiamo rivolgerci al mondo cattolico, sindacale e dei lavoratori, e dobbiamo evitare che ci siano rendite improprie della sinistra verso questi ceti sociali. Dobbiamo dire la nostra verità: abbiamo governato i 5 anni più difficili della nostra storia, contrassegnati dal terrorismo. Abbiano lavorato a favore della scuola, dei lavoratori e dei pensionati ma ci sono stati interventi frammentari in altri settori, come le incertezze sulle privatizzazioni e le liberalizzazioni. Dobbiamo quindi fare ammenda e rimboccarci le maniche. Non siamo all'anno zero, ma è necessario lavorare».
Dunque, se Berlusconi ha lanciato l«operazione verità», Casini rilancia spiegando che la sua campagna elettorale coniugherà «verità e responsabilità». Lavversario da battere è ovviamente il centrosinistra, ma intanto le batterie di Casini aprono col fuoco amico: «Non possiamo dire agli italiani quello che vogliono sentirsi dire, che noi abbiamo la bacchetta magica. Gli italiani sono stanchi degli illusionisti. Non pensiamo di presentarci loro come dei prestigiatori». Ancora: «Con chiarezza dobbiamo dire agli italiani che siamo un paese che vive al di sopra delle proprie responsabilità e dobbiamo stringere la cinghia, e i politici devono cominciare a dare il buon esempio. Dire qualcosa di diverso significa essere irresponsabili, ma se spieghiamo agli italiani che cè bisogno di fare dei sacrifici avremo risultati sorprendenti, perché gli italiani sono stanchi di illusioni e illusionisti».
Sarà forse esagerato Rocco Buttiglione che propone Casini «per la guida del paese», e forse inadeguato Ignazio La Russa che prende atto, «ora cè il proporzionale», ma invita le tre punte a prodursi in «assist piuttosto che cercare il gol personale». Probabilmente è più realista Roberto Calderoli che stigmatizza tanta competizione e ammonisce: «Oggi non si può giocare in proprio». Intanto il 3 dicembre Casini compie 50 anni, letà per il Quirinale.
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