Roma - Nasce sul fisco l’«asse C-C», fra Susanna Camusso e Pier Ferdinando Casini? Così come la segretaria generale della Cgil, anche il leader dell’Udc viene folgorato sulla via delle tasse. «La politica economica di Tremonti, fatta di tagli lineari - sostiene - non è neutra, ma ha scaricato il debito pubblico sulle famiglie del ceto medio». L’alternativa è una politica economica diversa, a partire dalla tassazione delle rendite finanziarie (Bot esclusi) e da una «tassa di solidarietà» a carico dei più ricchi. «È possibile - si chiede Casini - continuare ad escludere una tassazione sulle rendite finanziarie, esclusi i Bot in mano alle famiglie, oppure è possibile chiamare i più ricchi a una sorta di maggiore solidarietà?».
Secondo Casini, Tremonti «non ha un disegno né il coraggio di scelte impopolari»; è una non scelta che viene pagata dal ceto medio. «Nessuno gli chiede di spendere di più, ma di tagliare gli sprechi» e, appunto, di pensare a una maggiore solidarietà da parte dei ricchi. Forse non è casuale che la sortita avvenga durante la presentazione di un volume di saggi di John Maynard Keynes. Elettori e simpatizzanti del terzo polo sono avvertiti.
Gli argomenti del leader dell’Udc sono più o meno gli stessi di Susanna Camusso, che ha sollecitato una patrimoniale sulle «fortune» superiori agli 800 mila euro. Una proposta che rientra nel gioco delle parti quando viene da un segretario della Cgil; diverso è il caso di un personaggio politico di area moderata. E infatti l’idea di Casini fa subito breccia sul segretario del Pd. Una redistribuzione del reddito è «necessaria - dice Bersani - visto che oggi è concentrato sul 10 per cento dei più ricchi: senza redistribuzione non c’è ripresa, non c’è crescita, perché quel 10 per cento di ricchi non mangia dieci volte al giorno. Serve qualcosa che spinga la domanda, e questo vale anche a livello europeo». Approva anche Giorgio La Malfa, che pensa a «un mix di rigore nella spesa pubblica e di stimoli alla crescita» per far riprendere l’economia italiana. «Abbiamo al massimo due anni per preparare un programma economico - conclude - e guardo con simpatia alle proposte di Bersani e del terzo polo».
Suggerimenti, quelli del quartetto Casini-Camusso-Bersani-La Malfa, che Giulio Tremonti non è interessato a seguire. Il ministro dell’Economia segue invece con attenzione l’iter alla Camera di un disegno di legge che destina obbligatoriamente le entrate fiscali extra, i cosiddetti «tesoretti», al miglioramento dei saldi di finanza pubblica. In un’audizione alla commissione Bilancio di Montecitorio, dedicata alla crisi finanziaria, il ministro dell’Economia conferma che il cammino sarà quello prestabilito: «Prima dobbiamo andare al pareggio di bilancio - spiega - e poi, dal 2015, incomincia il processo di riduzione del debito».
Tremonti è convinto che le nuove regole di bilancio europee «debbano essere recepite nella Costituzione. Altri Paesi lo hanno già fatto - aggiunge - mentre noi abbiamo il vecchio articolo 81 (quello che obbliga il Parlamento a approvare provvedimenti solo con copertura finanziaria, ndr) che non ha impedito la fabbricazione del terzo debito pubblico del mondo», quello italiano. Tremonti avrebbe voluto che al Consiglio europeo della settimana scorsa ci fossa stato un riconoscimento più ampio della «nostra economia duale, ma il compromesso raggiunto sugli squilibri regionali è molto importante».
Il ministro è anche convinto che, prima o poi, passerà l’idea degli eurobond «che servono a garantire un futuro all’Europa». Il ministro dell’Economia conferma infine le sue convinzioni positive sul federalismo fiscale: «Non avrà effetti istantanei, ma la forza lenta e tranquilla di un motore diesel».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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