Casini giura fedeltà al centrodestra: «L’Udc può convincere gli indecisi»

da Roma

Diversità da Fini e Berlusconi, ma anche lealtà sul terreno politico. E su aborto, droga («Non possiamo assuefarci al fatto che i nostri figli si droghino») e nucleare («Rischi ne avremmo quanto Francia e Svizzera, che però hanno energia a metà prezzo...») una ferma difesa delle proprie impostazioni. Dismesse ormai sempre più frequentemente le grigie ed equidistanti vesti di presidente della Camera, Pierferdinando Casini - che ieri ha parlato in Veneto e poi in Calabria - torna sempre più frequentemente ad indossare i panni del capo-politico, somministrando ai cittadini una Udc «a colori»: verde sul via libera alla commissione d’inchiesta sull’aborto o per il ritorno all’energia atomica, rossa nell’opposizione alla droga o all’ipotesi di far prevalere comunque il sociale sull’etica. Una Udc, poi, ben decisa a non farsi condizionare da fischi o applausi nel confermare la sua intesa con la Casa delle libertà.
«Noi lavoriamo per convincere gli incerti, siamo il partito della Casa delle libertà che può convincere gli indecisi», puntualizza Casini. Una diversità dal resto della coalizione di centrodestra, quella che rivendica per il suo partito, la quale comunque non si pone affatto come obiettivo un cambio di schieramento. «È Bisaglia - ricorda, rievocando uno dei suoi padri putativi - che ci ha insegnato la vocazione della lealtà. Diceva sempre che per un uomo politico il miglior investimento è la buona fede. Noi dell’Udc rivendichiamo la nostra autonomia rispetto agli alleati, ma abbiamo ben presente anche la lealtà nei loro confronti, tanto più dopo l’approvazione della legge proporzionale».
Rivendica poi Casini una ruolo «da protagonisti e non da comprimari nella coalizione». Sottolinea le differenze con gli alleati, chiama gli elettori a valutarle e a premiarle. «Ma dev’essere chiaro - ci tiene a precisare - che Berlusconi e Fini non sono i nostri nemici». Ecco perchè, confessa, non gli fanno nè caldo nè freddo «gli applausi e i fischi interessati della sinistra». «Non mi sono mai fatto illusioni» dice, sostenendo tra l’altro come la sinistra non sarebbe in grado di fare alcunchè visto che «è in contraddizione con se stessa praticamente su tutto». E ci tiene a evidenziare Casini, come oggi la sinistra lo attacchi, dopo averlo a lungo blandito, «soltanto perché colpevole di aver detto per la sessantanovesima volta sì a una Commissione d’indagine».
C’è anche una scelta politico-filosofica che lo ha spinto a dare il via libera alla commissione: «Io - rileva Casini - non condivido l’impostazione dossettiana che ha tentato di costruire una corsia preferenziale sul terreno sociale nel suo rapporto col mondo cattolico. Questa corsia preferenziale non esiste, anche perché ormai la questione sociale ha lasciato il posto a quella umana: ai valori. Già De Gasperi ci invitava a marciare nella nostra direzione, a marciare dritti tenendo ben presenti i nostri valori. È di questo che anche oggi ha bisogno l’Italia».


Tesa questa ripresa giusto ieri anche dal segretario del partito, Lorenzo Cesa, secondo cui pur essendo l’Udc un partito laico è anche una forza «orgogliosamente cattolica, diversamente da avversari che dicono di rivendicare la fede cristiana ma sono poi di fatto costretti a piegare la testa e inchinarsi ai Fassino, ai D’Alema, ai Bertinotti, ai Pecoraro Scanio».

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