Casini si serve di Sarkozy per criticare il Cavaliere

L’Udc sogna di superare Forza Italia in Sicilia. La Lega cerca intese federaliste

da Roma

Se l’effetto Sarkozy promette di risultare devastante per il centrosinistra nostrano, non è che per il centrodestra s’annunci come un tonico. Anzi, dopo la corsa tra i leader d’opposizione a chi è più amico e più vicino al vincitore francese, tutti a felicitarsi per il tramonto europeo della sinistra, le liti interne si moltiplicano, e la casa comune appare sempre più a pezzi. Giulio Tremonti ricorda che in Francia c’è «qualcosa di nuovissimo e anzi di vecchissimo»: il bonapartismo; e che la differenza tra Francia e Italia non è tra destra e sinistra ma «tra nuovo e vecchio», nessuno dei due concorrenti «ha parlato come candidato di partito». Se ne poteva trarre una lezione, per il centrodestra che aspira a scalzare l’Unione dal governo? Invece, ecco ogni capo partito dell’ex Cdl parlare senza più vincolo di alleanza, ecco farsi incandescenti le polemiche, ecco la Lega dirsi pronta a «far saltare la Cdl» insieme al governo.
E mancano pochi giorni ormai alle elezioni amministrative, dove i partiti di centrodestra si presentano comunque insieme. Tant’è che Pier Ferdinando Casini, ieri in giro elettorale in Sicilia, trova modo di usare Sarkozy per criticare Silvio Berlusconi: «Cinque minuti dopo l’esito del voto in Francia, la candidata socialista ha parlato ai microfoni ammettendo di aver perso le elezioni. Qua da noi è ancora in discussione l’esito delle elezioni e si parla tuttora di brogli elettorali». Oddio, il leader dell’Udc doveva presentare il conto per la stoccata ricevuta sabato: «Con solo il 7% dei voti, l’Udc ha avuto tutto e di più», rimprovera il Cavaliere. E stimolato su questo dai giornalisti, Casini ha risposto facendo il generoso: «Non ho intenzione di alimentare polemiche durante la campagna elettorale. Berlusconi può dire quello che vuole, io quando faccio campagna elettorale non faccio mai polemiche per senso di responsabilità nei confronti degli elettori». Però è un battibecco continuo: Berlusconi a Monza dice che le imminenti elezioni hanno una grande «valenza politica»? Casini risponde da Palermo: «Non credo che il risultato delle amministrative avrà influenza sugli equilibri politici nazionali». Certo, sotto l’Ulivo si macerano per la deleteria concorrenza tra Bayrou e la Royal, ma Casini non fa mistero di aspettarsi dalle urne siciliane l’Udc «come primo partito», o quanto meno di «ridurre di molto la distanza dagli amici di Forza Italia».
C’è discordanza persino sull’interpretazione della vittoria di Sarkozy. Per il forzista Angelo Sanza, dimostra che in Francia «il rinnovamento avviene all’interno di filoni tradizionali». Per il postdemocristiano Luca Volontè, la Francia «è uscita da un ventennio di superficialità». Da An, Mario Landolfi spiega che ha vinto «la visione di una nazione che riscopre parole d’ordine cadute in disuso». Più incisivo risuona Enrico Oliari, leader degli omosessuali liberali, che chiede a quanto resta della Cdl di «fare come l’Ump, il partito di Sarkozy, dove vi è la componente di GayLib France».


Così la Lega non sente più vincoli, con Roberto Maroni che annuncia «un’intesa possibile con il governo sul federalismo», e Roberto Calderoli che, visto lo stallo della riforma elettorale, sentenzia: «Ritengo che si possa iniziare a piazzare le cariche esplosive sia sotto la Cdl sia sotto il governo, perché è ormai evidente che tutti o quasi stiano facendo melina sperando, senza ammetterlo, di andare al referendum».

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