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Altro che lasagne e piadina. Quello che è successo lunedì sera alla Festa dell’Unità di Bologna (sì, lì si chiama ancora così...) resterà indigesto per un bel po' ai dirigenti provinciali del Pd. Un fuori programma che si è rivelato un boomerang. Una vera e propria espugnazione della kermesse rosso-pallido da parte del leghista Flavio Tosi (nella foto).
Antefatto: l’organizzazione della Festa prepara un faccia a faccia fra il sindaco di Bologna Sergio Cofferati e il suo collega veronese. Ma la natura ci mette lo zampino e un acquazzone di fine estate rovina la festa alla Festa: incontro rinviato al 10 settembre. Cofferati neanche si presenta, resta direttamente a casa. Tosi invece arriva e, puntuale come uno svizzero, o come un veneto, alle 21 compare al Parco Nord di Bologna. Accompagnato da un corteo di una settantina di simpatizzanti. Scambio di cortesie, via telefono, con il sindaco disertore e qualche frase più o meno di circostanza: «Cofferati ha fatto cose simili a quelle che ho fatto io a Verona - ha detto Tosi - anche se spero che alle amministrative del prossimo anno vinca un sindaco leghista». Poi, l’imprevisto. L’esponente leghista chiede di poter incontrare i militanti del suo partito. Evidentemente lo spirito d’accoglienza tipico degli emiliani ha la meglio anche sugli antagonismi politici. Gli organizzatori accettano e concedono all’ospite-avversario non uno stand momentaneamente libero ma lo spazio Forum: quello degli appuntamenti più importanti. Ed è proprio in quel momento, quando i militanti leghisti occupano lo spazio, che i dirigenti Pd intuiscono come forse non sia stata proprio una buona idea.
Tosi inizia a parlare: la moschea, il degrado, la sua Verona «più sicura di Bologna». E intanto lo spazio Forum continua a riempirsi. Di militanti Pd. Di passanti. E di volontari, tutti anziani, quelli storici, che le Feste dell’Unità vere se le ricordano bene perché se le sono fatte tutte, nazionali, provinciali, di quartiere. E tutti si guardano e annuiscono a sentire parlare Tosi di immigrazione, sicurezza, decoro urbano. I dirigenti del Partito democratico sono lì. Lo scambio di sguardi tra loro è eloquente: ora basta, bisogna intervenire. E Donini si avvicina a Tosi: «Non abusare della nostra ospitalità» gli mormora all’orecchio.

Tosi ringrazia e se ne va, tra gli applausi dei vecchi sostenitori e dei nuovi simpatizzanti.

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