Casini: «Vorrei trovare il nome sotto l’albero»

da Roma

Il nuovo governatore? Presto, anzi subito, addirittura «sotto l’albero». Pierferdinando Casini spinge per una soluzione «rapidissima»: questa storia di Bankitalia, spiega, è durata anche troppo, non dilunghiamola ancora. Berlusconi pensa a gennaio, Casini invece ha fretta: «Una nomina veloce, appena dopo l’approvazione della riforma del risparmio, sarebbe un segno di forza da parte della politica, che quando è debole consente invasioni pirata». Insomma, «tagliamo la testa al toro e fermiamo il chiacchiericcio, dando un nome e un cognome al futuro governatore, che avrà un compito difficile». Ma chi mettere a Palazzo Koch? Il presidente della Camera, pur avendo «delle perplessità» sulla nuova legge per il risparmio, concorda sul fatto che la scelta non dovrà passare per il Parlamento. Quanto al candidato, l’identikit è fatto: «Capacità di economista, autorevolezza internazionale, estraneità a giochi politici e di potere». Presto dunque, ma Tangentopoli non c’entra. «Quella - spiega il presidente della Camera - nasceva da uno strapotere della politica sulla società civile. Era la politica che tentava di predeterminare fatti economici. Qui è diverso, sono iniziative economiche che cercano appoggi in politica. L’invadenza è della società civile, è una prova di debolezza della politica».
E i partiti, invece di «tirarsi le torte in faccia», devono «riflettere» su questo tema. «Gli appelli del capo dello Stato, altri come il mio - aggiunge Casini - non devono essere considerati buonistici, ma delle spinte a ritrovare la compattezza e la capacità di dare alla società gli indirizzi che si attende. Inviti caduti nel vuoto, «rimasti inascoltati anche all’interno della maggioranza». Ora le dimissioni di Fazio non risolvono il problema. Anzi, richiamano la politica «al suo compito fondamentale, che è quello di stabilire le regole».
A pochi mesi dal voto, Casini è già in campo, nel tridente della Cdl. «Non faccio programmi per il futuro, non porta bene. Certamente resterò sulla breccia finché avrò la passione». Intanto è Natale, tempo di auguri e di bilanci: «Sono stati cinque anni brevi ma belli. Montecitorio è stata la casa degli italiani, dove l’opposizione è stata protagonista quanto la maggioranza».

Non sono mancati, però, secondo il presidente della Camera, gli aspetti negativi: «Il ricorso forte al voto di fiducia, la pressione esercitata dai decreti legge del governo sul calendario dei lavori parlamentari, il rammarico di aver fatto una riforma costituzionale e una elettorale non condivise». La conclusione è sospesa: «C’era un altra cosa che volevo dire al termine del suo intervento, ma non me la ricordo più. Se mi date altri cinque anni...».

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