Caso Calipari, niente processo in Italia

La vedova: «Una resa delle istituzioni». Alla Sgrena tocca il pagamento delle spese

Quando ieri mattina il sostituto procuratore generale della Cassazione Alfredo Montagna ha chiesto ai giudici della Prima sezione penale della Suprema Corte di non accogliere il ricorso contro Mario Lozano, l’artigliere americano che il 4 marzo 2005 a Bagdad ha ucciso l’agente del Sismi Nicola Calipari, i giochi erano ormai fatti.
La decisione ufficiale è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri: Lozano non può essere processato in Italia. Anche l’avvocatura dello Stato, che inizialmente si era esposta chiedendo che il soldato americano fosse portato in giudizio, dopo l’esposizione della Procura ha fatto un passo indietro. «Gli elementi emersi per l’immunità sono forti e convincenti - ha detto l’avvocato dello Stato Massimo Bacchetti -. Per questo, abbiamo scelto di rimetterci alla Corte».
Che dopo tre ore di camera di consiglio, non ha avuto molti dubbi: la sentenza emessa lo scorso 25 ottobre dalla Corte d’Appello di Roma è valida, e il ricorso fatto dalla giornalista del manifesto Giuliana Sgrena, che l’agente del Sismi aveva appena liberato, è stato rigettato. Per Lozano, che sta ancora prestando servizio nell’esercito statunitense, è stata dunque confermata la «carenza di giurisdizione».


Alla Sgrena, che ora dovrà anche farsi carico delle spese processuali, si era associata nel ricorso anche Rosa Calipari, la vedova del funzionario, che dopo la sentenza di ieri ha parlato di impotenza delle istituzioni e grande amarezza. «Ora - ha detto - la morte di mio marito diventa soltanto una questione privata».

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